Strage di Capaci, l’omicidio di Giovanni Falcone

La strage di Capaci è stata una delle pagine più nere della storia italiana. In quell’occasione ha infatti perso la vita Giovanni Falcone.

giovanni falcone

Era il 23 maggio del 1992 quando è andata in scena una della pagine più tristi e nere della storia d’Italia. Un attentato ha infatti messo fine alla vita di Giovanni Falcone, una delle figure più importanti nella lotta contro la mafia. I malviventi hanno causato una forte esplosione su un tratto dell’autostrada A29 presso la località di Capaci, vicino Palermo. A perdere la vita, oltre al magistrato, sua moglie, anche lui giudice, Francesca Morvillo e e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. 23 le persone rimaste ferite.

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Strage di Capaci, l’addio doloroso a Giovanni Falcone

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A escogitare il piano è stata Cosa Nostra, presieduta all’epoca da Totò Riina. Dopo un lungo processo, definito il maxiprocesso del 1992, a causa della sua durata (dal febbraio 1986 al gennaio del 1992) e dei ben 476 imputati, tutti affiliati alla criminalità organizzata siciliana, si è arrivati alla condanna all’ergastolo per tutti. Il tutto era legato a vari reati, tra cui si possono ricordare omicidio, traffico di stupefacenti, estorsione e associazione mafiosa.

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Dopo la conferma degli ergastoli in seguito al Maxiprocesso, si è deciso di dare l’inizio e il via agli attentati progettati. Nel mirino anche l’allora ministro Claudio Martelli e il presentatore Maurizio Costanzo. Per l’attentato a Falcone è stato Giovanni Brusca il coordinatore delle operazioni. Tra l’aprile e il maggio del 1992 sono state fatte tutte le prove per poi sistemare i 13 bidoncini caricati con 400 kg di miscela esplosiva, detonato al momento dell’attentato tramite un detonatore elettrico. Un piano perfetto, anche se, a distanza di tanti anni, non è ancora chiaro chi abbia comunicato ai mafiosi la partenza del giudice da Roma e l’ora di arrivo precisa a Palermo. Una pagina tragica che ha ancora degli aspetti misteriosi.

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