Pupi Avati, dai surgelati al cinema: il momento in cui è cambiato tutto

Il cinema italiano vede in Pupi Avati uno dei suoi più grandi esponenti. Qualche tempo fa, il noto regista ha svelato un aneddoto a dir poco fondamentale per la sua carriera: scopriamo quando è cambiato tutto.

La storia del cinema italiana è stata contrassegnata dall’estro e dal genio di Pupi Avati. Il noto regista, però, non ha avuto degli esordi facili ma, anzi, un particolare momento lo ha segnato e ha portato la sua vita a cambiare totalmente.

Pupi Avati
Pupi Avati – Ansa Foto

Il maestro del genere horror-gotico, a 84 anni, si è più volte raccontato andando a svelare molto del suo passato. Come detto, per Avati la strada per il cinema non è stata sempre in discesa dato che, da giovane, lavorava in una catena di surgelati.

Il noto regista ha portato avanti per anni la sua attività ma, a lungo andare ha capito che la strada da seguire era un’altra. A rovesciare completamente la sua vita, come raccontato al programma “L’ora solare” di Tv2000, fu un determinato film.

Pupi Avati, la visione di un film di Mastroianni ha cambiato tutto: ecco come è diventato regista

La storia nel cinema per Pupi Avati è stata davvero importante ma, come raccontato dal maestro, non sempre facile. A Tv2000 ha svelato che, da giovane, lavorava in un’azienda di surgelati dove ha conosciuto e poi sposato una ragazza di Bologna, anche se durante la loro storia si è verificato un tradimento. A lungo andare, ha capito che quella vita non faceva per lui ma ad essere decisiva è stata la visione di un film con Marcello Mastroianni.

Racconta il regista che la visione del film 8 e mezzo di Federico Fellini gli ha aperto il percorso verso il mondo del cinema. In quel momento, confida, ha capito l’essenza del ruolo del regista e per questo rimase pomeriggio e sera di quella giornata in sala. All’uscita, si diresse al bar e consigliò la visione di quel film ai suoi amici.

Qualche tempo dopo, un imprenditore decise di puntare su di lui come regista e finanziò due film: il primo fu “Balsamu, l’uomo di Satana” prodotto nel 1986 e il secondo, nel 1970, fu “Thomas e gli indemoniati“. Da quel momento, Avati ha visto la sua carriera in crescendo ma il regista, sempre nella sua intervista, ha definito la sua storia artistica contraddistinta dal miracolo. Infatti, furono i due film definiti da lui come “orgogliosamente provinciali” ad immettere il suo nome nell’universo cinematografico.

Il regista de “Il Signor Diavolo”, dunque, ha avuto degli esordi non facili ma, già all’epoca, qualcuno vide in lui non solo del potenziale ma anche del gran talento. La scommessa, come possiamo intuire, è stata decisamente vinta ed ha regalato uno dei cineasti capaci di fare la storia della settima arte.

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