Legano e torturano un coetaneo: quattro minorenni finiscono in carcere

I ragazzi, tutti coetanei minorenni, hanno ricevuto una condanna esemplare e resteranno in galera anche oltre la maggiore età

Avevano torturato e pestato un loro coetaneo minorenne, adesso sono tutti in carcere con una condanna esemplare. Quattro giovanissimi, di appena 15 anni, hanno ricevuto la giusta condanna dal giudice per avere sequestrato un loro coetaneo, rinchiuso in un garage, legato e torturato. Per fortuna non ci è scappato il morto. Gli adolescenti sono tutti di Varese.

Per loro è scattato il reato di tortura, da qualche anno introdotto in Italia e sono stati condannati dal giudice: 4 anni per colui che è stato definito il capobanda, ovvero “la mente” del gesto e quattro anni per gli altri.

I minorenni erano guidati da un “capo”: per lui la pena è stata più severa

L’accusa aveva chiesto per loro una condanna a 21 di reclusione, dato che i ragazzi non avevano mostrato alcun segno di pentimento o, come si dice in cronaca giudiziaria “empatia”, con il giovane vittima della loro tortura. La difesa invece si basava sulla giovanissima età chiedendo una “messa alla prova”, ovvero la sospensione del provvedimento. Alla fine la giustizia ha fatto il suo corso e i quattro sono stati prelevati e condannati, non a 21 anni certo forse a causa dei loro “15 anni”, ma comunque resteranno in carcere fino alla maggiore età.

La mente della band, colui che ha progettato il sequestro e ha incitato gli altri, stava per scappare via dall’Italia con la madre. Per fortuna la loro “fuga” è durata molto poco e il giovane è stato fermato e messo in manette.

Il reato di tortura vale in Italia anche per i minorenni, naturalmente se il crimine è grave ed efferato, come in questo caso, e se i giovani non dimostrano nessun segnale di pentimento. Ipotesi entrambe soddisfatte per questo crimine.

I minori condannati rappresentano il primo caso in Italia. Probabilmente, dato che fatti del genere succedono ovunque sia al nord che al sud, la giustizia ha voluto lanciare un chiaro segnale di rieducazione per questi ragazzi già privi di insegnamenti morali.

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