Il femminicidio è una delle piaghe del nostro paese, un problema difficile da gestire. Soffermiamoci su tutti i film per combatterlo.
Guardarli diventa molto importante per sensibilizzare nei confronti di una situazione impossibile da accettare e da combattere anche attraverso l’arte.
Spesso il potere dell’arte viene sottovalutata così come il suo potere per difenderci da situazioni delicate come quella del femminicidio. Oggi vogliamo analizzare il contesto attraverso alcuni film che ci aiuteranno a scoprire da vicino anche quei segnali che si rivelano inaccettabili proprio dal punto di vista della violenza sulle donne.
Domani è la festa delle donne, ricordiamo di celebrare sempre quelle che sono le nostre mamme, le nostre compagne e le nostre figlie. In un mondo in cui arrivano sempre più dati difficili da accettare in questo senso è importante cercare di fermare il fenomeno. L’arma del cinema e dell’arte può essere davvero fondamentale.
Femminicidio, i film per combatterlo
Uno dei film più sconvolgenti sull’argomento del femminicidio è sicuramente Primo Amore di Matteo Garrone. Scritto e interpretato da Vitaliano Trevisan, con al suo fianco Michela Cescon racconta la storia di un amore malato con un uomo che è ossessionato dalle ragazze anoressiche e che stravolge la vita di una ragazza che conosce. Un film che ci fa capire quali sono i segnali di un rapporto malato.
Anche La bestia nel cuore del 2005 è un film a effetto con Giovanna Mezzogiorno protagonista assoluta e diretto da Cristina Comencini. Ci racconta la storia di Sabina, una donna sposata che è in attesa del primo figlio e che vive una vita serena. Vuole però rintracciare suo fratello e andare a cancellare definitivamente un grande incubo del suo passato.
Io ci sono è un film del 2016 diretto da Luciano Manuzzi e con protagonista Cristiana Capotondi. Questo racconta la storia vera di Lucia Annibali un’avvocato pesarese che è stata aggredita con l’acido dal fidanzato e che si ritrova a dover affrontare tutti i problemi che ne conseguono.
Room di Lenny Abrahamson racconta la storia vera del caso Fritzl un episodio di cronaca nera legata all’Austria. Protagonista sono una ragazza e suo figlio che si ritrovano a vivere segregati all’interno di un gazebo. Il bimbo è nato lì dentro dopo una violenza subita dalla ragazza dal suo carceriere e non è mai uscito non conosce il mondo all’esterno. Usciti fuori dal contesto in cui erano rinchiusi si ritroveranno in un mondo che sembra non appartenergli.
