Andrea Gioia Lomoro ESCLUSIVA: “Vi racconto Frontiere”

Leggiamo l’intervista ad Andrea Gioia Lomoro sulla sua ultima fatica “Frontiere”, romanzo di fantascienza edito da Rossini.

Ci racconti come nasce il tuo libro?

Nasce alcuni anni quando fa stavo lavorando a una storia con una mia amica e collega, Griselda Allievi Rodriguez. Eravamo di fronte al teatro Valle, seduti a un bar e trascorrevamo così le nostre mattine, tra un caffè, un cornetto e la stesura della storia che avevamo in mente. Purtroppo non la portammo a termine. Negli anni mi rendevo conto del potenziale ancora inespresso per questo chiesi a Griselda se potevo completarlo da solo, visto che lei aveva lasciato la scrittura per occuparsi ormai totalmente di produzione. E così feci, ripresi la sceneggiatura e cominciai a sfilarla e a tesserla di nuovo, finché uscì fuori la sua anima attuale: FRONTIERE. Va da sé che un’opera, e FRONTIERE non è da meno, è frutto non solo di un lavoro creativo ma anche di uno tecnico, a volte estenuante, di revisione ed editing, al quale non ci si deve mai rinunciare.

Da regista come ti sei approcciato alla narrativa?

Io mi definisco un creatore di storie in movimento. Amo l’approccio filmico in tutto ciò che scrivo, perché in qualche modo restituisce, anche all’approccio narrativo, uno sguardo al quale siamo già abituati quando guardiamo un film. Non amo rendere difficile il compito del lettore o del telespettatore, attraverso esercizi di stile particolari, voglio che si diverta, che si rilassi mentre la storia scorre in avanti. L’unico sforzo che gli chiedo è di non restare appeso al primo livello della storia ma di cercare il messaggio nascosto e di rispondere alle domande che inevitabilmente ne fuoriescono.

Ha mai pensato, durante la stesura o subito dopo, di vedere il tuo libro trasformarsi in un film?

L’ho sperato fin dall’inizio e continuo a farlo. Credo che il ciclo di Frontiere, proprio per come è nato, si debba concludere con un racconto fatto d’immagini.

A chi lo faresti dirigere, a chi interpretare?

Per la regia penso a due persone con stili diversi ma molto adatti al genere, ovviamente mi riferisco a due persone molto famose, anche se credo che ci siano in giro registi e attori emergenti in grado di regalare ottime interpretazioni dello stesso. Comunque per rimanere a quanto detto prima, per la regia il primo nome è M. Night Shyamalan. La sua esperienza e la sua tecnica inconfondibile lo porterebbe a gestire in modo perfetto tutte le fasi, dal vedo non vedo e credo di vedere ma non sono sicuro, a quella dell’epilogo insospettabile. Restando in Italia, invece, credo ci siano talenti non meno efficaci, anche se io spingerei moltissimo su Salvatores, l’unico in grado di rischiare nella sua carriera con generi non propriamente italiani regalando capolavori di genere assoluti. Sarebbe fantastico. Per l’interpretazione, invece, considerando i molti personaggi che coesistono nello stesso spazio e nello stesso tempo, è mia idea che non debbano esserci volti troppo riconoscibili, ne perderebbe l’autenticità e l’immedesimazione di chi lo guarda. Un “cast stellare” è una gioia per qualunque autore e/o regista ma ogni tanto bisognerebbe saperci rinunciare. E forse questa sarebbe la volta giusta.

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