Copperman, in sala: ESCLUSIVA, Eros Puglielli: ecco perché ha scelto Luca Argentero

Eros Puglielli è tra i più talentuosi registi della nuova generazione. Reduce dal successo di Copperman ha risposto ad alcune domande.

Copperman, in sala: ESCLUSIVA, Eros Puglielli: “Vi racconto il film e…”

Abbiamo intervistato in esclusiva Eros Puglielli, recentemente nelle sale con Copperman, bel lontano dall’essere la classica produzione italiana. Conosciamo meglio il regista italiano, tra i più dotati degli ultimi venti anni.

Copperman, in sala: ESCLUSIVA, Eros Puglielli: “Vi racconto il film e…”

A febbraio è uscito nelle sale Copperman, da molti considerato un Jeeg Robot contaminato da Forrest Gump, lei cosa ne pensa?

Non credo ci sia un nesso. Di Forrest Gump ha un personaggio di bell’aspetto ma con una psiche e un atteggiamento motorio fuori da quello che è considerato normale. Mentre Jeeg Robot è il riferimento del supereroe nel nostro paese, è stato uno sparti acque. Copperman è una favola, un cinema stilizzato, sopra le righe. Ha una cifra poetica totalmente sospesa, esplora i sentimenti e la capacità di creare che ha la mente e il cuore umano.

Avete utilizzato lo stratagemma della favola per veicolare dei messaggi molto forti, come la violenza sulle donne o il tema dell’abbandono. Qual è stata la difficoltà di parlare di temi duri pur mantenendo il film godibile anche per un pubblico più giovane?

La sfida era proprio questa, di parlare degli aspetti più crudi della vita come volandoci sopra. Avere una visione spostata rispetto ai fatti, un angolo visivo non pornografico nei confronti dei fatti, volto a stimolare l’empatia degli spettatori. La sfida non c’è stata in realtà, era chiaro sia a me che agli attori che ci dovesse essere questa divisione di gioco senza mancare di dare l’ultima parola alla realtà.

Il personaggio di Anselmo sembra essere stato cucito a dosso a Luca Argentero, l’attore è stato scelto in fase di scrittura del film o è stato scelto dopo?

Una via di mezzo, il progetto del film esisteva già da diverso tempo, però nelle ultime stesure c’era già nelle nostre menti Luca. Ci siamo contaminati a vicenda, abbiamo studiato molto. Ci siamo concentrati molto sulla Sindrome di Asperger. […] Abbiamo conosciuto e incontrato diversi ragazzi e costruito quindi personaggio di Anselmo sul loro modo di vivere e percepire le cose. Ciò ha influito sia sul personaggio che la mia visione come narratore.

Mancava dalla grande distribuzione dal 2004, quando è uscito nelle sale con Occhi di cristallo. Come è stato ritornare al cinema dopo tutto questo tempo e come ha trovato il suo pubblico?

Ho mantenuto il mio rapporto con il pubblico facendo televisione nel frattempo. Ho avuto anche la fortuna di farla in modo molto indipendente, ero quasi sempre l’unico regista. Ho quindi continuato a mantenere un rapporto con gli spettatori attraverso il piccolo schermo. Tornando al grande schermo mi sono reso conto che non c’è tutta questa distanza: la differenza sta nelle modalità editoriali e comunicative, però in buona sostanza ho scoperto che il pubblico è molto più aperto di quello che pensiamo. Noi addetti ai lavori vediamo tutto in maniera schematica, gli spettatori sono invece molto liberi e istintivi quando si approcciano a un film. Questo significa che c’è ancora un universo da esplorare in termini di comunicazione. 

Lei ha detto che la sua ambizione è proprio quella di portare il cinema all’interno della televisione. Cosa intende con questo e quali sono le sfida che incontra?

Il cinema non sta tanto nel luogo in cui proietti quanto nell’atteggiamento che ha il narratore. C’è più lavoro in fase di scrittura, devi scrivere oltre che la sceneggiatura anche la regia e la fotografia. Sicuramente farlo in televisione è più difficile per i tempi di produzione televisivi, più ristretti rispetto al cinema. Basta avere del rigore e riesci a produrre anche film di spessore in poco tempo, Copperman ad esempio è stato realizzato in 6 settimane. Un film così tecnico avrebbe bisogno di almeno 8-9 settimane. Quindi questa è la sfida del regista: realizzare cose impossibili in un tempo produttivo realistico.

A 19 anni ha girato il lungometraggio Dorme, che ha ottenuto e ottiene ancora grande successo. Considerato da molti un film cult del cinema indipendente. Come è stato vivere un successo di tale portata a quell’età?

Si è trattato di un successo strano, Youtube prima di Youtube. Io ero tutta la truppa: regista, fonico, direttore della fotografia. È stata la semplicità del fare, aiutato dagli amici di scuola ho messo su questo film girato in VHS. Alcune copie hanno cominciato a circolare e venivano duplicate spontaneamente dai fan man mano che aumentavano. Ha avuto qualche proiezione nei cinema romani. Un percorso sotterraneo fino al 2000, quando è stato messo su pellicola 35mm e distribuito nelle sale. Un percorso sotterraneo e diluito, senza la portata mediatica di oggi. Ancora oggi ha moltissimi contanti. Le opere quando ci sono fanno la loro strada, chi le ha fatte non sempre è completamente consapevole di tutte le forme della loro condivisione. 

Un po’ come sta avvenendo nel caso di Nevermind, che sta avendo una vita propria nei vari Festival e che molti attendono ancora nelle sale.

Nevermind uscirà probabilmente nella tarda primavera inizio estate. Sta facendo il suo percorso di Festival. In questo è molto simile a Dorme, molto personale e rigoroso nello stile e nei contenuti. Credo che abbia lo stesso tipo di magnetismo di Dorme e che avrà una strada lunga o misteriosa.

Nuovi progetti?
Sto lavorando a un thriller horror e ho anche altri progetti, tra cui un altro film più personale. Diciamo più vicino a Dorme che a Copperman. 

 

Impostazioni privacy