Il regista francese Alain Resnais è morto ieri sera a Parigi all’età di 91 anni. Come ha dichiarato alla France Presse il suo produttore Jean-Louis Livi, Resnais è deceduto «con attorno a sé la sua famiglia». Il suo ultimo film, ‘Aimer, boire et chanter’, era stato molto bene accolto al festival del cinema di Berlino. Fu uno degli ispiratori teorici della Nouvelle Vague, di cui fu sempre punto di riferimento, pur non aderendovi mai ufficialmente. A quattordici anni gira il suo primo cortometraggio, ‘L’aventure de Guy’. Nel 1943 viene fondata la scuola francese di cinema IDHEC e una sua amica montatrice, Myriam, gli consiglia di iscriversi. Resnais supera gli esami di ammissione arrivando secondo nelle graduatorie e frequenta la scuola insieme ad Henri Colpi. L’insegnamento lo delude profondamente e decide di lasciare l’istituto solo l’anno successivo. Nel 1946 dirige il lungometraggio ‘Ouvert pour cause d’inventaire’ con Gérard Philipe. Nello stesso anno è montatore e assistente alla regia di Nicole Védrès per il film ‘Paris 1900’. Gira poi una ventina di documentari di argomento artistico, tra i quali ‘Van Gogh’, che vince l’Oscar per il commento scritto da Gaston Diehl e Robert Hessens, e Guernica. Nel 1953 dirige con Chris Marker ‘Les statues meurent aussi’, pamphlet sulla mercificazione dell’arte africana ad opera dell’occidente. Due anni dopo si afferma definitivamente con ‘Notte e nebbia’, documentario sull’Olocausto girato nel campo di concentramento di Auschwitz. Dopo più di dieci anni dedicati alla produzione di documentari, sull’onda della Nouvelle Vague, Resnais esordisce nel lungometraggio di fiction con ‘Hiroshima mon amour’.
Il successivo ‘L’anno scorso a Marienbad’, scritto da Alain Robbe-Grillet, è un complesso esperimento di decostruzione narrativa con evidenti rimandi al contemporaneo Nouveau Roman, di cui Robbe-Grillet è l’esponente principale. Nel 1968, dopo alcuni episodi dei film collettivi ‘Cinétracts e Loin du Vietnam’ (sorta di cine-volantini dal forte impegno politico, dedicati rispettivamente alla situazione politica francese e alla guerra in Vietnam), Resnais gira ‘Je t’aime, je t’aime’, che si rivela un flop commerciale. A causa dell’insuccesso del film, Resnais non riceve più offerte di lavoro e decide di partire per New York, dove rimarrà dal 1969 (anno del matrimonio con Florence Malraux) al 1971. Riprende le fila della sua carriera nel 1974 con ‘Stavisky, il grande truffatore’, una rievocazione degli scandali finanziari e politici della Terza repubblica attraverso la biografia del faccendiere Alexandre Stavisky. Nel 1977 ritrova il gusto per la sperimentazione formale con ‘Providence’, criptica ed affascinante riflessione sui rapporti tra autore e universo letterario. ‘La vita è un romanzo’ (1982) segna un punto di svolta nel cinema di Resnais: il regista si concentra sulla messa in scena di complessi congegni narrativi in cui si intrecciano diversi piani temporali e differenti generi cinematografici (commedia, storico,musical, fantasy), ma soprattutto crea un gruppo di attori che ritornerà nei film successivi: Sabine Azéma (sua nuova compagna dopo il divorzio da Florence Malraux), Pierre Arditi, André Dussolier e Fanny Ardant. Il decennio si chiude con ‘Voglio tornare a casa!’, un omaggio al fumettista Jules Feiffer che ironizza sui rapporti tra Francia e Stati Uniti. L’incontro con il commediografo inglese Alan Ayckbourn spinge quasi al parossismo il gusto del regista per l’affabulazione: nella coppia ‘Smoking/No Smoking’ l’azione si biforca a snodi prefissati in una serie di realtà alternative, con gli attori Sabine Azéma e Pierre Arditi impegnati a ricoprire i ruoli di tutti i personaggi in scena. In un continuo gioco di rapporti con le altre arti, Resnais sviluppa l’aspetto ludico del suo cinema e la sua riflessione sui rapporti tra realtà e finzione utilizzando il musical in ‘Parole, parole, parole’… (dove i dialoghi sono sostituiti da celebri canzoni francesi), l’operetta in ‘Pas sur la bouche’ (da un libretto di André Barde ed inedito in Italia) e nuovamente il teatro di Ayckbourne in ‘Cuori’ (2006), sconsolata commedia sulla solitudine premiata alla Mostra di Venezia con un Leone d’argento alla regia. ‘Gli amori folli’, adattamento del romanzo L’incident di Christian Gailly, è stato presentato durante il Festival di Cannes 2009, dove Resnais ha ricevuto un premio speciale alla carriera.
Fonte: Leggo.it