Stereo e Crimes of the Future, gli incubi del giovane Cronenberg

Stereo (1969) e Crimes of the Future (1970) sono i primi due seminali lungometraggi diretti in gioventù dal geniale regista canadese David Cronenberg.

Crimes of the Future

1969. Un allora ventiseienne e sconosciuto David Cronenberg si cimenta nel lungometraggio con un film sperimentale in bianco e nero intitolato Stereo (Title 3B of a CAEE Educational Mosaic), dopo aver diretto i due cortometraggi Transfer (1966) e From the Drain (1967). La trama, se mai ce ne fosse una, verte su un gruppo di giovani volontari che hanno deciso di sottoporsi ad un bizzarro esperimento sulla telepatia. L’idea è quella di indagare nel profondo e stimolare (anche con esiti infausti, poco importa) le forme di comunicazione non verbali, instaurando un dialogo fra le menti, il tutto in una austera struttura psichiatrica isolata dal resto del mondo.

1970. Un anno dopo arriva Crimes of the Future, un’opera spiazzante e avanguardista, questa volta a colori. Uno scienziato pazzo, il dottor Antoine Rouge, nel tentativo di curare i malevoli effetti sulla pelle causati dall’eccessivo uso di cosmetici, ha dato vita ad un’epidemia che ha decimato il popolo femminile. Ora, il Dottor Adrian Tripod, suo discepolo, dopo la misteriosa dipartita di Rouge, ha preso il comando della House of Skin (“la clinica della pelle”) e cerca di portare avanti le folli teorie del suo mentore.

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Si tratta di due opere speculari dalla durata esigua (poco più di sessanta minuti) e, in qualche modo, acerbe, ma molto affascinanti, in quanto contengono tutte le ossessioni e gli incubi del Cronenberg che verrà.
Cronenberg utilizzò per le riprese una cinepresa Bolex, il cui fastidioso rumore e fruscio lo convinse a girare senz’audio, per poi apporre successivamente i dialoghi mediante la voce fuori campo. In Stereo consistono in forbiti e cattedratici discorsi parascientifici circa la possibilità di ampliare i confini della mente umana mediante la telepatia. In Crimes of the Future, invece, la voce narrante è quella del Dottor Adrian Tripod (interpretato da Ronald Mlodzik, che aveva già recitato in Stereo), il quale ci guida in un allucinato viaggio fra varie organizzazioni che conducono mostruose ricerche.

Stereo e Crimes of the Future, il corpo umano che genera orrori

Stereo

Telepatia, malattie della pelle, piedi mutanti, corpi che generano misteriosi organi (bellissimi e perfetti quanto inutili), strane secrezioni (una sorta di enigmatica spuma bianca) che fuoriescono dalle orecchie, radici e filamenti bizzarri nelle narici del naso: il giovane David Cronenberg studia per diventare il futuro David Cronenberg, ovvero il geniale regista che ha rivoluzionato la storia del cinema con il suo body horror, di cui è il padre fondatore.

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Gli incubi del regista canadese si possono già ritrovare, seppure abbozzati ed in forma embrionale, in Stereo e Crimes of the Future. Il corpo umano come generatore di orrori, tematica chiave che caratterizzerà tutta la sua filmografia successiva, è già ben visibile nelle due pellicole. La telepatia sarà poi ripresa in Scanners, o l’idea di poter generare tumori con la forza del pensiero verrà approfondita in Brood – La covata malefica, così come le mutazioni corporee, che saranno analizzate in film come Rabid – Sete di sangue o La Mosca.

Stereo e Crimes of The Future sono due visioni obbligate per tutti i fan di Cronenberg ed interessanti da recuperare perché, nonostante i pochi mezzi e qualche peccato di gioventù, (di-)mostrano che il giovane Cronenberg aveva già maledettamente chiara la sua idea di Cinema, che poi verrà ampliamente sviluppata nei capolavori che tutti conosciamo.

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