La storia di Alan Kurdi in un film, famiglia non vuole: il regista si difende

Un corpo senza vita sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia: era il piccolo Alan Kurdi, morto mentre cercava di raggiungere l’Europa a bordo di un gommone. La sua storia ha ispirato il regista Omer Sarikaya, che vorrebbe farne un film.

film alan kurdi aylan baby

Era il 2015 e l’immagine del corpicino senza vita di Alan Kurdi riverso a pancia in giù sulla sabbia ha commosso e sconvolto il mondo, diventando virale in poco tempo. Il bambino aveva appena 2 anni ed era siriano.

Alan Kurdi nel film Aylan Baby — Sea of danger

La sua tragedia è stata eletta a simbolo di quella di tanti altri come lui, tragedie che si ripetono quotidianamente nei nostri mari e sulle nostre coste. E la sua storia potrebbe ora diventare un film, girato dal regista turco Omer Sarikaya.

Ma la famiglia del piccolo Alan si oppone. Nello specifico, ad essere contrario è papà Abdullah Kurdi, che in quella tragedia ha perso anche la moglie Rehana e un altro dei suoi figli, Galib. L’uomo ha spiegato: “Nessuno mi ha consultato. Io non posso guardare un film in cui mio figlio è mostrato da vivo. Mi addolora”.

A lui si è aggiunta la sorella Tima Kurdi: “Lo chiamano Aylan invece che Alan. Dicono che aveva tre anni quando è morto, invece che due. Cosa ne sanno, della mia famiglia, per poterne trarre un film?”. Lei invece ne ha tratto un libro, The boy on the beach e ha ricevuto molte proposte di trasposizione cinematografica, tutte rifiutate.

La difesa del regista

Omer Sarikaya ha spiegato di essersi molto documentato sulle storie dei migranti per questo film e di aver anche letto il libro di Tima Kurdi. “Il film non è su Alan Kurdi, ma su tutti i rifugiati. Le foto dei rifugiati e le storie che raccontano sono davanti agli occhi di tutti, nessuno può controllarle“.

 

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