Cortesie per gli ospiti, Roberto Valbuzzi ESCLUSIVA: Tutto molto naturale e…

Cortesie per gli ospiti torna su Real Time, abbiamo intervistato in esclusiva Roberto Valbuzzi che ci ha raccontato alcuni particolari della trasmissione.

Cortesie per gli ospiti, Roberto Valbuzzi

Seguitissima Cortesie per gli ospiti vede tra i giudici presenti anche Roberto Valbuzzi, che abbiamo sentito in esclusiva e che ci ha raccontato alcune situazioni molto interessanti. Andiamo a vedere cosa è venuto fuori dalla nostra chiacchierata con lui.

Cortesie per gli ospiti, Roberto Valbuzzi ESCLUSIVA: Tutto molto naturale e…

Come è nata la collaborazione con il programma ‘Cortesie per gli ospiti’?

In modo molto naturale. Stavano cercando i nuovi volti per la trasmissione, io avevo già fatto dei lavori per Magnolia e sono stato contattato per vedere se potevo essere indicato per il ruolo. E’ nato tutto da lì.

Qual è l’errore più comune in cucina che hai riscontrato nei concorrenti e invece qual è quello che più non sopporti?

L’errore più comune credo che sia quello di dare per scontato il gusto degli alimenti. Noi viviamo la cucina casalinga, non da ristorante, e le ricette sono in teoria, e sottolineo in teoria, ben conosciute dai concorrenti che rischiano quindi evitando di assaggiare, confidenti del fatto che conoscono già il gusto e mettono in tavola delle ricette che sono magari prive di sale, troppo salate, troppo acide. Insomma fanno degli errori grossolani, forse perché sono emozionati e nella fretta di fare le cose pensano già di conoscere benissimo il gusto e quindi non assaggiano ciò che mettono in tavola. Tante volte questa è la cosa più comune che succede.

Sembra una cosa scontata e invece non lo è…

Ecco! Appunto non essendo una cucina da ristorante uno dice: “Faccio il pollo, l’ho sempre fatto così, ok lo faccio cos죔 e ovviamente mette in tavola il piatto finito. Il problema è che in cucina ci sono migliaia di fattori che possono influire sul risultato di quella ricetta a livello gustativo. E’ una cosa talmente semplice che non ci fanno veramente caso e arrivano in tavola dei piatti che non sono come se li erano immaginati anche se li hanno preparati centinaia di volte. La cosa che non sopporto è quando ci usano come cavie [ride, ndr] , tante volte succede e le persone mettono in tavola delle ricette che non hanno mai sperimentato prima, magari per mettersi in gioco ed alzare un po’ l’asticella della loro performance culinaria. Il punto è che o provi almeno 10-12 volte le ricette e sei certo del risultato oppure, anche se è un gioco, ti stai giocando una sfida e provi una ricetta fatta per la prima volta tutto può andar bene ma tutto può andar male, al 50 e 50. Di solito va male!

Ricordi un momento particolarmente imbarazzante e uno particolarmente divertente durante le riprese?

Parecchi, nel senso di spiacevoli. Quello più palese è stato un giorno quando in un pranzo c’era della sabbia con dei molluschi che non sono stati spurgati bene e quando mangiavi sentivi tra i denti il crunch crunch della sabbia e ci guardavamo tra di noi e io guardavo Diego e gli altri come per dire loro “non mangiate, è pieno di sabbia”, cercando di non farsi capire dai padroni di casa per non offenderli. Questa è stata una delle mille volte in cui è accaduto qualcosa anche se io lo ricordo in modo divertenti: devi giocare con gli sguardi perché sei sotto osservazione in quanto i padroni di casa guardano tutte le tue espressioni e cercano di carpire cosa tu stia pensando quindi è molto difficile cercare di avvisare i propri colleghi per fargli capire che c’è qualcosa che non va nel piatto e non fargliene mangiare troppo.

Com’è il rapporto con Diego e Csaba?

Di amicizia prima di tutto. Credo che ci siamo proprio trovati a livello non solo lavorativo ma anche di vita quotidiana. La cosa bella è che questo è un programma molto difficile, molto pesante da realizzare perché siamo sempre on the road, sballottati su e giù per l’Italia. Facciamo veramente 15-16 ore di set al giorno e poi quando torniamo alle nostre abitazioni continuiamo a lavorare perché ognuno di noi ha le sue primarie attività, io il ristorante, Diego l’architettura, Csaba la scrittura e quindi è difficile essere concentratati tutto il giorno sul set. Devo dire che questa cosa aiuta molto perché si riesce a passare le giornate sempre col sorriso e sostenendosi in qualsiasi cosa, se uno ha un problema piuttosto che un’altra cosa, si riesce a darsi una mano a vicenda e ci si trova un po’ su tutto. Questa è una cosa molto positiva, quello che si è creato tra di noi in questi mesi, e non è una cosa scontata, anche perché siamo in tre.

E’ una bella cosa, che probabilmente sta influendo anche positivamente sul programma….

Si, credo che il programma stia andando così bene anche perché noi siamo molto affiatati e credo, almeno spero, che le persone da casa lo capiscano. Noi cerchiamo di essere noi stessi, imparziali ognuno nella nostra professionalità ma di sostenerci sempre. E’ difficile che usciamo dalle case con pareri discordanti, siamo sempre molto uniti da questo punto di vista ma in modo molto naturale, senza dover pensare programmare nulla e la cosa è sempre piacevole.

I padroni di casa vi lasciano dei piccoli omaggi, ce n’è qualcuno che ti è rimasto particolarmente impresso, magari per la sua utilità o perché era molto particolare?

Ce ne sono stati diversi, ovviamente fa parte del formato questo piccolo presente che i padroni di casa ci lasciano. Faccio una piccola premessa: per noi è sempre difficile giudicare qualcuno che ci invita a casa sua e nella nostra simpatia cerchiamo sempre di mantenere il rispetto per i padroni di casa che ci aprono le porte della loro vita quotidiana e si mettono in gioco e cerchiamo di fare tutto sempre con il massimo rispetto. Molti ci fanno dei cadeaux molto utili, c’è chi ci regala l’olio, ultimamente ci hanno regalato un cavatappi bellissimo, altri dei regali piuttosto insignificanti, mi dispiace usare questo termine, come dei fiocchetti di plastica con dei sacchetti di riciclo che magari non userai mai e lascerai in esposizione sempre o magari una stampa di un seno dipinto su se stessi da una concorrente…ci sono delle cose un po’ strane, altre vengono utilizzate e sono molto carine, ricordo un cucchiaio di legno benfatto, lavorato a mano e incisa con pirografo la scritta ‘Cortesie per gli ospiti’ quindi molto bello. Una ragazza ha realizzato in digitale un quadretto personalizzato per ognuno di noi. Tante cose sono belline, altre sono un po’ borderline [ride, ndr], però è sempre apprezzato lo sforzo di chi si impegna per regalarci un pezzettino di sé da portare a casa.

Tu hai già condotto svariati programmi di cucina sia sulla pay-tv che sulla TV free come ad esempio ‘La prova del cuoco’ su Rai1. C’è qualche differenza dovuta alla natura dei canali?E quale pensi sia il motivo del successo dei programmi di cucina?

La differenza, per quello che ho vissuto io, è l’utilizzo di quello che si va a fare all’interno del programma. Io finora ho fatto tutti i programmi, tranne uno che avevo fatto per Magnolia che era ‘Staffetta in cucina’, che sono tutorial di cucina, quindi di cucina prettamente tale, ovvero si prendono gli ingredienti, si fanno le ricette e si insegna a farle e quindi sono funzionali a questo. In ‘Cortesie per gli ospiti’ tolgo la giacca da chef ma mantengo la mia professionalità per giudicare il lavoro di altri in modo più sottile e meno critico perché parto dal presupposto che sono persone non professioniste che si mettono in gioco e bisogna essere coscienti delle parole che si usano nel giudicarle. Per quanto riguarda il successo dei programmi le persone si trovano quotidianamente ad aver a che fare con il cibo. Insegnare a cucinare e fare cucina in TV deve essere preso seriamente come lavoro tanto quanto lo star dietro ai fornelli di un ristorante. Io l’impegno che ci metto è uguale, sia che sia dietro alla cucina di un ristorante che quando cucino con una telecamera, non cambia nulla l’importante per me è fare passare un messaggio, quello del rispetto della cucina e degli alimenti e quello di fare bene il proprio mestiere in qualunque circostanza ci si trova. Tanti vedo che lo fanno ma tanti altri sono messi lì per creare una sorta di show più che di contenuto, più per il personaggio che per la qualità delle cose che tirano fuori e poi passano agli utenti finali, che sono poi gli spettatori. Bisogna lavorare unidirezionalmente nella qualità di quello che si presenta in TV. Credo che una delle chiavi del successo del nostro programma sia quella di riuscire a dare a piccole dosi piccoli consigli in cui nella vita di tutti i giorni le persone si possono ritrovare. Anche se non gli faccio vedere una ricetta dalla A alla Z possono capire come migliorare dei piccoli errori, come facevo alla Prova del cuoco facendo vedere una ricetta. Credo che il successo dei programmi di cucina in tv non smetterà mai se fatti con qualità perché chi non li guarderebbe? Ti fa venire fame e voglia di provare anche tu quelle ricette, è bello vedere nelle altre parti del mondo che cosa. Poi il cibo è uno dei pochi piaceri della vita vera che ci resta.

Soprattutto per noi italiani…

Per noi è proprio una cultura! Noi entrando nelle case degli italiani vediamo proprio uno spaccato di come le diverse regioni si pongono nei confronti del cibo. E’ micidiale vedere come le ricette, la qualità di ciò che fanno cambia in relazione al tempo che dedicano alle ricette e stanno dietro i fornelli: al Sud non parti da una ricetta per far mangiare delle persone ma dal senso di accoglienza che quella ricetta può dare, quindi se quel piatto mi impegna 4/2/1 ora o mezz’ora Io organizzo le mie giornate in funzione di quelle ricette. Al nord invece è: “Quanto tempo ci impiego a fare quella ricetta?Un’ora!No, ce ne vuole troppo, ci metto mezz’ora”, poi che sia buona o non buona chi se ne frega, la cosa figa è che c’ho messo poco tempo a farla, poi faccio mangiare tutti a casa [ride, ndr], Sono proprio queste sono le cose che noi viviamo quotidianamente, poi c’è chi fa da mangiare bene anche al Nord, è ovvio.

Tu gestisci il tuo ristorante di famiglia, il tuo laboratorio e hai una collaborazione con Oltregusto. Com’è ritornare a essere uno chef senza operatori di camera intorno?

Molto bello. Noi viviamo veramente le giornate con le telecamere appiccicate al viso e fai fatica ad essere totalmente te stesso perché giustamente alcuni momenti vorresti prenderli per té stesso, per i tuoi pensieri e ragionare su una serie di cose ma è ovvio che viene un pochino meno questa cosa anche se i nostri operatori sono fantastici, sono delle persone veramente squisite quindi si crea, oltre a Csaba, Diego ed io, una grande famiglia con le persone che lavoriamo perché veramente viviamo insieme, siamo un gruppone di persone che si muovono per l’Italia. Quando si torna al ristorante è bello perché prendi il tuo tempo, ragioni, ti fai portare dalla creatività, puoi assaggiare, degustare, capire, vivere il momento in relazione a te stesso e non essere concentrato a capire di cosa hanno bisogno gli altri da te,anche se comunque anche lì devo devo dirigere i ragazzi con cui lavoro. Però riesci a farlo come se ti rintanassi all’interno del tuo nido…poi ci sono sempre le persone intorno ma non c’è quello occhio che ti guarda e riesci a essere un po’ più rilassato. Quando facciamo le settimane che partiamo la domenica e rientriamo e venerdì mi manca molto cucinare, mettermi ai fornelli e poi sedermi a tavola con calma, senza avere l’idea dei tempi che ci mettiamo per finire il piatto…nel frattempo magari passa un’ora, un’ora e mezza anche solo mangiare un piatto e questa è una cosa che sento molto ma proprio per la professionalità e per la passione che ho verso questo mestiere.

Teresa Franco

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