Il Campione, Camilla Semino Favro: “Vi racconto il film…” (ESCLUSIVA)

A raccontare Il Campione c’è Camilla Semino Favro, attualmente in tv con la fiction ‘Mentre ero via’ di Michele Soavi che abbiamo avuto in esclusiva ai nostri microfoni.

Il campione trailer

Nel cast ci sono inoltre Stefano Accorsi, Andrea Carpenzano, Anita Caprioli, Ludovica Martino e Massimo Polipizio.

Il Campione, Camilla Semino Favro: “Vi racconto il film…” (ESCLUSIVA)

Nel film Il campione, in uscita al cinema in questi giorni, c’è un giovane calciatore (interpretato da Andrea Carpenzano) travolto dalla fama, che si ritrova a dover studiare per la maturità sotto la guida di un insegnante personale (interpretato da Stefano Accorsi). Quindi il film affronta due temi molti attuali, fama e scuola…

Sono queste le due tematiche, che il film affronta in modo molto intelligente. Il protagonista è un ragazzo di un certo mondo, ma è comunque un ragazzo. Serve il metodo corretto  per insegnare e portare informazioni a delle menti che, purtroppo e per fortuna, nell’arco del tempo sono cambiate completamente. Le persone che vanno ora al liceo, rispetto a quando andavo io, hanno un nuovo approccio nell’assimilare le informazioni e nello scoprire le cose. Quindi è difficile ma giusto, in quanto è il dovere di un insegnante comprendere come avvicinarsi agli studenti in base alle persone che hanno davanti. Perché non sono una massa ma un gruppo di persone composte da singoli e ogni singolo assimila in un modo differente. E’ un’onda che se viene cavalcata può portare a risultati eccellenti.
Gli insegnanti, essendo più grandi, con molta più esperienza, devono capire chi hanno davanti e gli studenti non devono lasciarsi andare ma essere propositivi. E’ questo il nodo centrale del film.

Come ti sei trovata a lavorare con Stefano Accorsi e il regista? E come ti sei approcciata al tuo ruolo nel film?

E’ stato molto bello. Io avevo un ruolo più piccolo, marginale ma c’erano pochi ruoli femminili. C’erano una attrice molto giovane che in questi anni sta facendo tantissime di cose, che è Ludovica Martino, e Anita Caprioli. Facevo un ruolo particolare, una specie di braccio destro del presidente della Roma Calcio, un ruolo molto distante da me. E’ stato molto bello perché il presidente della Roma Calcio era Massimo Polipizio quindi ho fatto tutte le scene con lui. Con Andrea Carpenzano e Stefano Accorsi è stato un lavoro divertente, abbiamo fatto scene molto corali, a parte alcune con Accorsi. Il regista era sempre lì con noi e ci aiutava perché alcune scene erano molto lunghe e lui ci dava una mano a coordinarci e ad incastrarle bene.

Attualmente sei anche in tv con ‘Mentre ero via’. È stata un’esperienza, come tematiche affrontate, abbastanza differente da questa. Ci vuoi raccontare qualcosa della serie e di come ti ci sei approcciata tu, anche con gli altri del cast?

È uscita la settimana scorsa e oggi c’è la seconda puntata. E’ stato un lavoro lunghissimo e la serie è stata girata per molti mesi. Anche lì avevo un ruolo piccolo, facevo parte della famiglia da cui parte tutto l’intreccio della trama. Il mio personaggio aspira a una vita molto comoda, agiata. È effettivamente felice, innamorata della persona con cui sta ma è consapevole che quest’uomo non la ricambia, non la ama più. Lei è incinta, il suo obiettivo era di avere un erede, un figlio e quindi è felice all’interno di una tristezza abbastanza desolante. Con Michele Soavi siamo riusciti a renderlo un personaggio vitale e divertente, con molte sfumature, altrimenti sarebbe rimasta la classica ragazzettina molto superficiale e arrampicatrice sociale. Anche qui scene molto corali, in famiglia. Abbiamo lavorato tutti insieme divertendoci, giocando e cambiando anche un po’ le cose.

Tu sei una ragazza molto giovane. Qual è il tuo rapporto con la famiglia e cosa credi che sia cambiato, in generale, negli ultimi anni, ricollegandoci al discorso affrontato nella prima domanda.

Personalmente, nella mia vita, credo che la famiglia sia il sostegno principale per fare il proprio percorso nella vita. Poi famiglia può significare qualunque cosa dal mio personalissimo punto di vista, dalla famiglia biologica che ti ha cresciuto alla famiglia non biologica che non ti ha cresciuto. Penso a persone che crescendo non hanno più una famiglia e ricreano una famiglia con le persone con cui lavorano o hanno fatto un percorso di vita, con degli amici che diventano quasi fratelli. Ho la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto ma crescendo, staccandomi dalla mia famiglia naturale, ho creato una grande famiglia in una città diversa, non con un compagno e dei figli, ma con gli amici con i quali sono 10 anni che io lavoro, mi frequento e con cui vivo e condivido tutte le cose belle e brutte che fanno parte del mio percorso. Sono diventati una nuova famiglia che, a volte, è quasi più presente della famiglia con cui io sono cresciuta nella mia infanzia e adolescenza. Le cose cambiano, io non vivo più con i miei genitori e avevo bisogno di ricreare una nuova famiglia. La cosa bella è che, quando ti ricrei una famiglia nuova, puoi scegliere se avvicinare o piuttosto allontanare certe persone…è delicato ma importante in quanto ci fai un percorso nel tempo.

Tornando al lavoro, hai lavorato con dei registi come la Comencini [in Amori che non sanno stare al mondo] e Moretti [in Mia madre]. Come ti sei trovata ma soprattutto cosa credi di avere appreso da loro che ti sei poi portata nel tuo percorso successivo?

Con Moretti avevo un ruolo minuscolo quindi è stata più l’emozione di lavorare con una persona che ho sempre amato e stimato. Sono sempre stata una sua fan sfegatata quindi è stata una grande emozione essere anche solo sul suo set. L’ho trovato una persona molto affettuosa e attenta, nonostante sia molto impegnativo lavorare con lui perché è molto esigente. Nonostante ci sia stato per me pochissimo lavoro con lui, ho trovato davvero in lui una cura…L’ho incontrato più volte ed era molto aggiornato per quanto riguardava il mio percorso lavorativo, sapeva cose che io neanche immaginavo sapesse che io stessi facendo! Questo mi ha insegnato che, nonostante i mille impegni di una persona, l’attenzione e la cura che può avere verso gli altri è davvero stupefacente in quanto fa sentire gli altri molto bene. Più che lavorativamente parlando, anche se comunque è chiaro che per un attore giovane stare sul set di Moretti è davvero un sogno, ho trovato umanamente delle cose che mi hanno fatto piacere perché inizialmente io, non conoscendolo, sapevo solo del suo essere molto severo ed esigente sul set. Ho visto questo ma ho visto anche che, nonostante io non fossi nessuno, mi ha fatto tantissime domande: “Come stai?, Cosa fai?” e questo non è scontato.Con la Comencini il lavoro è stato più lungo, molto bello ma molto difficile perché è una sceneggiatura, di un film, tratta da un libro molto personale quindi molto delicata per la regista e di conseguenza è diventata molto delicata anche per noi attori. Quindi io, attorialmente parlando, per questo mi sono trovata spesso in difficoltà e Francesca mi ha molto aiutato e mi ha scosso molto per migliorare e imparare i ritmi del set, che a volte sono molto veloci, non come in teatro. Stare con lei mi ha insegnato intanto quanto una storia personale può essere potente e poi anche cose importanti per un attore giovane che deve imparare davvero come funziona un set.

Tu sei molto umile, ma hai fatto veramente tanto teatro e hai fatto, nomino le opere più conosciute al grande pubblico, ‘Morte a Venezia’, ‘Alice nel paese delle meraviglie’ e ‘Tre gentiluomini di Verona’, quindi generi diversi tra di loro. C’è un genere che preferisci e come ti approcci quando devi passare dal drammatico al fantasy, eccetera?

Non c’è un genere che preferisco attualmente, anche perché a teatro il lavoro è molto complesso e negli ultimi anni non c’è molto lavoro. Io sono stata molto fortunata perché ho sempre lavorato tanto e instaurato un rapporto forte con tanti teatri e tanti registi. Quello che più mi diverte, al di là che ci sia un testo contemporaneo o meno, un testo comico o drammatico, è quando il gruppo di lavoro è unito, rilassato e positivo, con una regia che decida di lavorare insieme a noi e che abbia delle idee abbastanza chiare per darci una direzione ma anche essere pronte a cambiarle insieme al gruppo. Non può essere sempre così ovviamente e ci sono delle situazioni per cui può essere anche stimolante avere un regista che ti dice esattamente tutto e di conseguenza tu ti adatti e cerchi di trovare il tuo spazio all’interno di regole e paletti molto precisi. L’ho fatto e lo rifarei però diciamo che il lavoro comune, non parlo di improvvisazione, parlo proprio di costruzione insieme con una guida, con una regia è quello che mi diverte di più.

Abbiamo parlato del tuo percorso fino ad ora. Che progetti hai in futuro?

Per quanto riguarda il teatro, prossimamente iniziano le prove, con Federico Tiezzi e con la sua compagnia, del ‘Faust’ di Goethe. Questo è il prossimo progetto teatrale che andrà in tournée l’anno prossimo. Sarò anche in tournée con ‘When the rain stops falling’ di Andrew Bovell, con la regia di Lisa Ferlazzo Natoli e la sua compagnia ‘Lacasadiargilla’. Per quanto riguarda il cinema ho appena finito di girare un film indipendente molto bello, con una troupe giovanissima, che uscirà l’anno prossimo: sono molto contenta di questo e spero che vada super bene e venga distribuito tantissimo. 

Teresa Franco

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