Frontiera cinema – La notte di 12 anni di prigionia di Pepe Mujica

Una notte lunga 12 anni è quella che ha dovuto subire José Pepe Mujica, imprigionato e torturato insieme ai suoi compagni di lotta, durante il golpe del 1973 in Uruguay. Insieme a Eleuterio Fernández HuidobroMauricio Rosencof, tutti facenti parte del movimento dei Tupamaros, vengono sottoposti alle più atroci torture fisiche e psicologiche.

La notte di 12 anni
La notte di 12 anni

I tre sono rinchiusi in isolamento con pochissimi vestiti, senza nemmeno un letto in cui dormire, lasciati al limite della sopravvivenza. Non possono comunicare tra di loro e le guardie sono duramente addestrate a non rivolgere loro la parola. Nei primi tempi di prigionia le poche fonti di luce sono addirittura oscurate, in modo da far perdere totalmente la cognizione del tempo e del mondo ai detenuti. Per questo la notte sarà così lunga per loro, durerà ben 12 anni. Anche durante i continui spostamenti da un carcere all’altro le guardie coprono il volto degli uomini con dei sacchi. Vogliono impedire loro la vista, in modo da non dare nemmeno per un attimo un barlume di speranza.

L’obiettivo degli aguzzini è farli impazzire: Mujica in una scena del film, dopo tutti quegli anni di reclusione parla con un giovane carceriere e gli dice: “Tu non eri neanche nato quando ci hanno messo qua” e poi “Si sono dimenticati di noi”. Questa è la sensazione che ci trasmette la reclusione dei militanti dentro a delle specie di pozzi, i calabazos. Termine appunto usato anche per il titolo del libro “Memorie del Calabozo” scritto da Huidobro e Rosencof, da cui è stato tratto il film.

Clip:

https://www.youtube.com/watch?time_continue=139&v=qjkJyrokDG8

Sin dalle prime inquadrature lo spettatore è coinvolto visivamente in questa emotività claustrofobica. Le due panoramiche circolari all’ingresso della prigione conducono chi guarda a quella sensazione di chiusura degli stessi calabazos.

Solo i ricordi che noi vediamo nei flashback danno la forza ai tre uomini di andare avanti. O al massimo qualche piccola conquista che li fa rimanere umani, come la comunicazione attraverso dei colpi nel muro che permette loro di inventarsi un modo per giocare a scacchi. Per Mujica saranno le fortuite visite della madre che gli daranno la forza di non impazzire. Emblematica la scena in cui Rosencof, attualmente assessore alla cultura a Montevideo, aiuta un comandante a scrive una lettera d’amore, in questa sequenza si vede la debolezza dell’essere umano e per un attimo si scalfisce la netta separazione tra bene e male. Dopo averla scritta il poeta potrà aggrapparsi a quel foglio di carta e a quella matita per continuare a respirare.

Il film di Álvaro Brechner si inserisce nell’importanza del cinema civile, diverso da “Il colore della libertà” del 2007 sulla detenzione di Nelson Mandela, ha in comune la volontà della narrazioni di parlare di determinazione. Della forza degli ideali, della grandezza di piccoli uomini che forse non pensavano nemmeno di poter continuare a vivere o se avrebbero mai rivisto la luce del sole, ma che invece sono stati portatori di pace e libertà in tutto il mondo.

Trailer “La notte di 12 anni”:

https://www.youtube.com/watch?v=qYFJc_qhuyc

Chi è Pepe Mujica?

Lo conosciamo tutti come il presidente del popolo, eletto dal 2010 al 2015, ha fatto parlare di sé con umiltà per la sua rinuncia volontaria ai privilegi riservati a quella carica. Come il devolvere quasi tutto il suo compenso ad ONG o a diverse cause. Ha continuato ad esempio a vivere nella sua fattoria, anche durante il suo mandato e a guidare la sua vecchia automobile. Attualmente continua a partecipare a dibattiti e conferenze su temi attuali.

Patrizia Puglia

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