E’ morto Ennio Fantaschini, attore poliedrico tra teatro, cinema e tv

Si è spento a Napoli a soli 63 anni, dove era stato ricoverato un paio di settimane fa per complicazioni dovute ad una leucemia fulminante, l’attore viterbese Ennio Fantastichini. Attore eclettico, che il grande pubblico ha conosciuto grazie ai ruoli interpretati in alcune serie televisive, come La Piovra e Paolo Borsellino, Fantastichini ha sempre incarnato l’impegno civile e politico inserendoli nel contesto in cui lavorava. Un attore anticonformista, sicuramente un che non le mandava a dire, ha interpretato decine di ruoli, ma sempre secondari, ed è stato un vero peccato visto che il suo era un talento genuino, e forse proprio per questo motivo anche scomodo. Venne chiamato da Dario Fo presso la Palazzina Liberty di Milano, in seguito al grande successo del Mistero buffo, in un periodo in cui alla Palazzina confluivano diversi artisti, ognuno proveniente dalle esperienza più diverse, ed in un clima di rinnovamento intellettuale e culturale, ancorché permeato da afflati rivoluzionari come rigurgiti di un ’68 ancora vicino nel tempo. Il film che lo fece decidere per la carriera di attore su indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, che gli valse l’amicizia con Gian Maria Volontè, con cui strinse fraterna amicizia e con cui girò anche Porte aperte nel 1990, tratto da Leonardo Sciascia. Nel 1994 è con Paolo Virzì in Ferie d’agosto, memorabile la scena in cui afferma: “Voi intellettuali v’atteggiate tanto, siete sempre a analizzà. a criticà, a giudicà, ma sapete qual’ è la verità? E’ che non ci state a capì più un cazzo, ma da mo’!”.

E’ morto Ennio Fantaschini, attore poliedrico tra teatro, cinema e tv

Lavorò anche con Ozpetek, sempre temi improntati all’impegno civile, in particolare l’omosessualità, come in Saturno contro, in cui afferma, con una memorabile battuta: “Io non sono gay, sono frocio, sono all’antica”, e in Mine vaganti, dove recita la parte di un padre misogino alle prese con un figlio omosessuale. Il suo approccio sensibile e leale con la missione dell’attore si può sintetizzare con un’altra frase celebre: “Io la resistenza la faccio a teatro, imbraccio le parole e cerco sempre di sperimentare: odio le convenzioni, per me il teatro è avventura poetica, e solo nella ricerca teatrale ritrovo vitalità e freschezza”. E sul cinema disse: “Lo stato di salute del nostro cinema è pessimo: è un cinema completamente piegato al mercato, conta più l’incasso della qualità”. Negli ultimi anni interpretò Giovanni Falcone nel film su Paolo Borsellino ed impersonò il ruolo del padre di De Andrè in Principe Libero. Delle generazioni attuali amava dire: “Non voglio essere un vecchio pieno di rabbia e di rancore. I bambini sono la nostra unica speranza, ogni volta che un bambino sta male ,viene ucciso, qualcosa nella nostra civiltà va in pezzi”.

Donatella Swift

Impostazioni privacy