Al suo terzo giorno di programmazione presso il Teatro dell’Orologio di Roma, l’attesa si è fatta sempre più calda per l’arrivo del pittore, regista e sceneggiatore gallese Peter Greenaway al MashRome FilmFest 2014, unico festival internazionale italiano dedicato al mashup, al remix e, più in generale, al cinema sperimentale.
Sessioni del terzo giorno del festival – diretto da Mariangela Matarozzo e Alessandra Lo Russo – sono state Against Injustice, Revolutionary Mash, Politically (Un)correct, Cool World e Web-Series, a cominciare dal “Crude processions” di Karina Griffith, interamente musicato e senza parole, e dall’israeliano “My name is Solomon Hagos” di Rafael Balulu, praticamente una confessione dell’uomo del titolo, proveniente dall’Eritrea e costretto contro la sua volontà a reclutarsi per la base di addestramento militare di Sawa.
Tra gli altri lavori proposti, il turco “Solo” di Onder M. Ozdem, il brasiliano “Ecce homo – The exile” di Belem de Oliveira e l’americano “Heresies” di Lisa Seidenberg, ovvero un collage di oltre dieci minuti volto ad esplorare tematiche femministe, da “Il mago di Oz” alle Femen, fino al caso del gruppo delle Pussy riot.
Ma, tra un episodio 0 di “The samaritans” di Salim Keshavjee, proveniente dal Kenya, e il tedesco “Hitler reloaded” di Tobias Bieseke, c’è stato anche il tempo di visionare gli italiani “Too bad” di Lorenzo Berghella, “Vox populi” di Gian Marco Pezzoli, “Memoria (e) tempo” di Stefano Volante, “Ginger e Silvio” di Paolo Santagostino e “Isaac” di Federico Tocchella.
Senza contare “Not anymore: A story of revolution” di Matthew VanDyke, con la storia della rivoluzione siriana raccontata attraverso un ribelle ed una giornalista, e l’interessante “Comics at war”, sulla nascita dell’industria brasiliana del fumetto e la lotta contro la censura.
Francesco Lomuscio