L’Amazzonia è in pericolo e il pappagallino Blu e tutti i suoi amici rischiano di scomparire per sempre. Per questo “Rio 2 – Missione Amazzonia” supporta il WWF nella sua battaglia per la salvaguardia delle specie animali a rischio estinzione. La più grande foresta pluviale tropicale del mondo è uno dei luoghi più ricchi di biodiversità del Pianeta e ospita ben un decimo di tutte le specie conosciute, eppure la sua sopravvivenza e quella dei suoi abitanti è fortemente minacciata dall’attività umana.
“Rio 2 – Missione Amazzonia” invita tutti i suoi giovani spettatori ad aiutare il WWF a salvare la foresta adottando uno dei fantastici personaggi del film. Per partecipare al Programma Adozioni, promosso da WWF, basta collegarsi al sito www.wwf.it/adottablu e scegliere di adottare il pappagallino Blu o le tante altre specie in pericolo: coloro che aderiranno all’iniziativa riceveranno la scheda dell’animale scelto e le informazioni sul progetto.
“Rio 2 – Missione Amazzonia” è il nuovo lungometraggio animato in 3D dei Blue Sky Studios, già creatori della saga dell’Era Glaciale, ed uscirà nelle sale italiane il 17 aprile distribuito da 20th Century Fox. Frutto della mente creativa di Carlos Saldanha, il film torna a raccontare le avventure del pappagallo Blu e della sua compagna Gioiel, alle prese questa volta con una riunione di famiglia nella selvaggia Amazzonia. Qui Blu dovrà affrontare il suo “nemico” più temuto, il suocero, e sventare i piani di vendetta di Miguel, pennuto al soldo dei bracconieri…
Un decimo della intera biodiversità del Pianeta si trova qui, nella foresta Amazzonica, la più grande foresta pluviale tropicale del mondo dove 6,7 milioni di chilometri quadrati di foresta si intrecciano con centomila chilometri di corsi d’acqua creando un ecosistema unico. Ma l’Amazzonia è anche uno dei più importanti tasselli del complicatissimo mosaico del clima: regola l’umidità, mitiga le escursioni termiche, immagazzina CO2, come pochi altri sistemi del nostro pianeta.
Negli ultimi cinquant’anni abbiamo perso quasi un quinto di questo incredibile mondo di foreste, l’80% è stato mangiato da pascoli per il bestiame, dalle coltivazioni di soia, dalla produzione di biocombustibili e, più in generale, dal nostro dissipato e scellerato consumo di risorse naturali.
Il tasso di deforestazione in Amazzonia è il più elevato del mondo e le conseguenze sono devastanti per tante specie animali e vegetali, ma anche per molte comunità locali che dei prodotti della foresta e nella foresta vivono.
La distruzione degli habitat interagisce con il cambiamento climatico: la preoccupazione è che l’Amazzonia possa essere coinvolta in una serie di feedback negativi. Questi fenomeni potrebbero da una parte drammaticamente accelerare il ritmo di perdita della foresta pluviale, sostituita dalla Savana, e dall’altra causare un’ulteriore minaccia al clima globale perché l’Amazzonia rischierebbe di diventare emettitore netto di CO2, invece di essere il polmone che oggi ci permette di assorbire questo gas serra dall’atmosfera. L’Amazzonia è ancora un “serbatoio di carbonio”, ma la deforestazione a sua volta provoca l’emissioni di anidride carbonica (circa il 20% a livello globale). Gli scienziati discutono non già sulla rilevanza dell’allarme, ma sulle potenzialità distruttive dei diversi fattori e sui tempi: secondo alcuni, nel 2030, il 55% della foresta amazzonica potrebbe essere distrutta.
Per questo da diversi anni il WWF promuove l’iniziativa Living Amazon per garantire che una foresta in piena salute continui a fornire i suoi servizi ecologici e culturali alle popolazioni locali, ai paesi dell’ecoregione e al mondo intero, in un quadro generale di equità sociale che comprenda anche lo sviluppo economico e la responsabilità a livello globale.