Appuntamento a Belleville (2003), di Sylvain Chomet

'Appuntamento a Belleville' di Sylvain Chomet

APPUNTAMENTO A BELLEVILLE CHOMET –

Titolo originale: Les Triplettes de Belleville
Nazione: Francia, Belgio e Canada
Regia: Sylvain Chomet
Soggetto: Sylvain Chomet
Sceneggiatura: Sylvain Chomet
Durata: 78′

 

TRAMA – Champion è un bimbo triste, che cresce sotto l’ala protettrice della nonna. Solo il ciclismo riesce ad appassionarlo, in un mondo che gli ha dato un unico amico cioè un cane di nome Bruno.
Champion riesce ad arrivare al Tour de France, dove però viene rapito da una banda di gangster insieme ad altri due suoi colleghi.
Lo sfrutteranno in giochi clandestini, ma la nonna, aiutata da un trio di cantanti, non o abbandonerà.

RECENSIONE – Il primo lungometraggio di Sylvain Chomet è un grande omaggio a un modo di fare cinema prettamente francese, non è un caso che sia citato palesemente in ogni sua forma Jacques Tati.
Il regista francese gioca con i sentimenti e lo fa tramite caricature umane senza parola, ma con tanta luce negli occhi.
Alla fine l’essere umano che parla di più è il cane, sempre pronto ad abbaiare contro i treni che gli passano davanti. Come quello che Champion, il protagonista, non riesce a cogliere durante il Tour de France. Un treno che avrebbe potuto cambiare la sua vita, ma che lo porta dentro un tunnel dell’orrore fatto di malavita e di flebo di sangue atto ad aumentare le sue prestazioni.
Ne esce uno spaccato commovente e pieno di metafore, la nonnetta con una gamba più corta dell’altra va più veloce del nipote in bicicletta, e una dolce poesia sulla vita e sugli affetti. L’occhio sempre mite ma lucido di Chomet illumina la scena. Da brivido i disegni fatti di magia.

Matteo Fantozzi

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