Una voce familiare che racconta un addio e un amore che non si spegne: nell’ultima intervista, la storia di Rita, del suo “Forum” e di Fabrizio passa dalle parole giuste, quelle che arrivano piano e restano.
Per molti, il mezzogiorno in Italia ha avuto per anni un volto preciso: quello di Rita Dalla Chiesa. La sua conduzione ha trasformato Forum in un rito quotidiano, una scuola civile in diretta dove la gente riconosceva accenti, dubbi e speranze. Non era solo televisione: era una grammatica di empatia. Dati alla mano, parliamo di un programma longevo, nato nel 1985 e affidato a Rita dal 1988 al 1997 e poi dal 2003 al 2013, prima del passaggio a Barbara Palombelli. Cronologia verificabile, storia scolpita nella televisione italiana.

Negli anni, Rita ha attraversato più stagioni professionali. Giornalista di formazione, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, poi deputata dal 2022: una carriera che ha tenuto insieme rigore e calore. È da questo sguardo che va letta la sua recente intervista, dove ha scelto parole sobrie per un tema delicato.
Non arriva subito al punto. Prima ricostruisce il senso di una guida che non vuole tradire il pubblico. Racconta il set, i ritmi, le scelte che fanno un programma. E lascia intendere che la fedeltà a un linguaggio è, per chi conduce, una responsabilità.
Perché Rita Dalla Chiesa ha lasciato Forum e cosa ha detto su Fabrizio Frizzi
A metà conversazione svela il nodo: l’addio a Forum è maturato quando non si è più riconosciuta in alcune direzioni editoriali. «Non era più il mio modo di fare tv», è il messaggio che passa. Niente accuse, nessun retroscena urlato. Piuttosto, la difesa di un tono: storie in primo piano, persone prima del “format”. Un principio che, dice, non era negoziabile. Il 2013 segna così una svolta: fine della sua conduzione e passaggio del testimone.
Un fatto noto, coerente con quanto dichiarato negli anni. Sull’eventuale peso di offerte alternative o dinamiche interne a Mediaset, non ci sono elementi pubblici nuovi e verificabili: Rita non entra nei dettagli e, ad oggi, non risultano documenti o trascrizioni integrali che li chiariscano.

Qui la sua coerenza risuona. È la stessa che l’ha portata, nei momenti difficili, a prendersi una pausa anziché adattarsi a un registro che non sentiva suo. Un esempio concreto? La scelta costante di abbassare i toni nei casi “caldi”, anche quando la tv chiedeva volume. È una cifra che chi l’ha seguita riconosce.
Poi arriva la parte più intima. Rita pronuncia il nome di Fabrizio Frizzi e la stanza cambia. Il matrimonio tra i due (1992–1998) è parte della memoria collettiva, così come la scomparsa di Frizzi il 26 marzo 2018. In questa confessione la sorpresa non è lo scoop, ma la limpidezza: ammette che l’affetto non si è mai spento del tutto. Non è nostalgia di maniera. È la consapevolezza di un legame che resta “di famiglia”, oltre le biografie ufficiali, oltre la Rai e gli studi tv.
Parole in linea con dichiarazioni che Rita aveva già consegnato al pubblico negli anni, sempre con pudore. Nessun dettaglio spettacolare, nessun privato in vetrina: piuttosto l’ammissione di un sentimento che continua a lavorare silenzioso.
Per chi desidera contesto certo: la biografia essenziale di Rita e il percorso di Frizzi sono ricostruibili su fonti pubbliche e affidabili (es. Wikipedia: Rita Dalla Chiesa; Fabrizio Frizzi). I contenuti emotivi dell’ultima intervista, com’è naturale, non hanno “prove” misurabili: si valutano per coerenza, tono, credibilità della testimone.
In fondo, qui non si parla solo di tv. Si parla di come si lascia un posto senza lasciare le persone, e di come certi amori cambino forma senza perdere voce. Quante volte, nelle nostre vite, preferiamo il silenzio giusto alla parola facile? E cosa resta, quando spegniamo le luci dello studio e ascoltiamo, finalmente, quello che il cuore ha da dirci?





