Alberto Sordi e Nino Manfredi, il rapporto tra i due attori è sempre risultato un po’ controverso. Cosa c’è di vero e cosa è realmente accaduto tra i due artisti
I grandi del cinema italiano si contano sulle dita, Ugo Tognazzi, Vittorio De Sica, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Alberto Sordi: colonne portanti della Settima Arte, su di loro si può mettere la famigerata mano sul fuoco.

Tra questi importanti nomi menzionati, di una coppia si è parlato spesso, del loro rapporto che a volte, dalle cronache è stato riportato un po’ burrascoso, quello tra Sordi e Manfredi. È infatti piuttosto noto che i due attori, complice probabilmente anche il fatto che avevano un carattere di un certo spessore e particolarmente impetuoso, abbiamo avuto qualche schermaglia.
Nel dettaglio, negli anni ’90 emerse un siparietto piuttosto spinoso tra i due, testimone del tutto involontario di tale alterco Marco Spagnoli, direttore del Giornale dello Spettacolo.
Alberto Sordi e Nino Manfredi, quel siparietto bellicoso che fece discutere
Marco Spagnoli all’inizio degli anni ’90 si era messo in testa di intervistare i grandi attori della commedia italiana, e decise di partire da Nino Manfredi, per la rivista Tuttoscuola. Venne invitato dall’attore presso la sua casa, all’Aventino, in occasione dell’uscito del libro di Manfredi, Nudo d’attore.
Spagnoli nel riportare i fatti, ricorda la generosità di Manfredi nel parlare con lui e del materiale in abbondanza, che riuscì a reperire a intervista conclusa. Manfredi nella sua interessante chiacchierata con il giornalista, arriva a menzionare anche altri colleghi: Ruggero Ruggeri, Salvo Randone, Turi Ferro, Totò, Peppino De Filippo e Eduardo, parlando della loro bravura, delle loro doti e di quanto li consideri degli eccezionali interpreti. Spagnoli pone poi a Manfredi una domanda riguardante Alberto Sordi, e Nino Manfredi a quel punto disse:
“Alberto Sordi è un attore che ha un talento dieci volte più grande del mio. È un talento naturale che, però, non ha educato. Sordi non può fare altro che sé stesso, non ha mai fatto altro in vita sua ed è per questo che oggi è finito! Io quando facevo Ponzio Pilato cercavo di “essere” Ponzio Pilato, ma Sordi chi cerca di essere quando recita? Lui rimane sempre sé stesso e non è assolutamente vero che la sua è la ‘storia di un italiano’, al massimo è la storia di un romano e non è che io lo dica solo oggi. È da mo’ che me so’ accorto di questa cosa: quando giravamo nel ’68 in Angola, Riusciranno i nostri eroi… glielo ho detto pure a lui. Gli ho detto: ‘Senti Albè, ma perché non te prepari?’. Non mi capiva, e da allora non ha più voluto lavorare con me, se non nei film dove manco ci incontravamo e pensa che prima noi abbiamo vissuto tanto assieme”.

Nino Manfredi inoltre disse anche: “Qualche anno fa c’avevano proposto di girare un ‘Giulietta e Romeo’ ambientato al giorno d’oggi nella periferia di Roma dove io e lui facevamo le parti di Capuleti e Montecchi sai che ha risposto? ‘Se c’è Manfredi, non lo faccio.‘ La scuola che abbiamo fatto noi non l’ha fatta nessuno e si sente che Sordi non ha nessuna scuola e che viene dalla strada. Va benissimo! Ma c’hai il soffitto basso e prima o poi ti fermi, come gli è successo a lui. Secondo me lui non ha letto Stanislawski e non sa manco chi è Cechov… Sordi è un personaggio, io sono un attore, perché faccio tanti personaggi”.
Parole molto forti, la cui replica naturalmente non si fece attendere, ad intervista pubblicata. Spagnoli si troverà poi ad incontrare Alberto Sordi, in occasione dell’uscita del suo penultimo film da regista, “Nestore, l’ultima corsa” del 1994. I due rimasero a parlare un quarto d’ora, e tra le tante domande, ad un certo punto gli sottopose ovviamente anche la questione Manfredi. La risposta di Sordi fu lapidaria:
“Vede, io sono anziano e Manfredi è un mio coetaneo. Soffro di certi doloretti, e sa, sono cose che possono accadere ad una certa età, perché alla nostra età o ti prende alle gambe oppure alla testa. A Nino, evidentemente, non lo ha preso alle gambe…” Quando l’intervista uscì su La Stampa, Spagnoli dovette affrontare una serie di lamentele da parte dell’ufficio stampa di Sordi. Anche delle minacce, le classiche che vanno dal “non verrà più invitato a vedere i film” perché a loro dire, l’attore, non aveva mai pronunciato quelle parole.
Parole che erano state registrate dal giornalista. Per fortuna la polemica non rimase bollente per troppo tempo, si sgonfiò anzi piuttosto rapidamente e non arrivò a incrinare assolutamente il rapporto tra i due amatissimi attori. Malgrado spesso si senta dire l’esatto opposto. Difatti Alberto Sordi, ormai anziano, partecipò anche alla proiezione restaurata del film “C’eravamo tanto amati”, il capolavoro del regista Ettore Scola, con Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli, Stefano Satta Flores, Giovanna Ralli e Aldo Fabrizi.
Questo ricordo ci insegna di come, essere grandi artisti, grandi interpreti, significhi in qualche modo anche questo: criticarsi, essere impetuosi, veri, senza mezzi termini. Onestà intellettuale, un tempo si chiamava, saper argomentare e discutere con schiettezza. Sarà stato proprio il peso di questa responsabilità, di questo essere dei mostri sacri, veri, che con la loro potenza recitativa sono riusciti a scuotere le fondamenta della società da questo genere di presenza ti puoi aspettare fuoco, fiamme e anche ben altro.





