Fellini Fine Mai, ESCLUSIVA Eugenio Cappuccio: “Chi era Federico Fellini”

Eugenio Cappuccio ha portato il suo documentario Fellini Fine Mai al Ravenna Nightmare Film Fest. Un film che riflette sulla grandezza del genio Federico Fellini.

Eugenio Cappuccio
Eugenio Cappuccio

Abbiamo avuto la possibilità di intervistare proprio Eugenio Cappuccio in esclusiva: “Chi era Federico Fellini? Una domanda troppo complicata, penso sia molto difficile dirlo, per chiunque al mondo dotato di un po’di esperienza di vita, umiltà, senso delle misure ed obiettività. Intendo dire: Fellini era un curioso “noumeno”, una cosa pensabile ma inconoscibile, una persona dunque intraducibile per certi versi. Vedi, noi nel giudizio quotidiano delle cose ci muoviamo appigliandoci a delle categorie che ci vengono da tante parti ed esperienze differenti tra loro, a volte confliggendo. Fellini, al di là della superficie, mi azzardo a dire, è un non-classificabile, in sostanza. Dall’altro lato non voglio fartela troppo lunga! Mi azzardo allora a dire che “Fellini” è stata una cristallizzazione, nata nel crogiuolo di un grandioso periodo storico, nella quale del resto, come lo fu con lui, emersero anche altri giganti, ognuno peculiare ed unico, come un cristallo appunto, nel cinema, letteratura, pittura, filosofia scienza, artisti , intellettuali, attori, politici che hanno espresso personalità rilevanti, determinanti, per il segno lasciato, per il peso planetario rivestito, per il solco profondissimo scavato nel conscio ed inconscio collettivo, nella nostra fondamentale radice. Io personalmente, come uno che guarda da un minuscolo osservatorio su una montagna col cannocchiale dell’affetto e dell’ambizione, posso dire che, per certi versi, Fellini fu un uomo profondamente“naturale” e sotto altri punti di vista “sopra-naturale”(non in senso stregonesco attenzione!)aveva cioè uno sguardo sulla realtà del tutto extra-ordinario, eminentemente suo, e , contro ogni aspettativa, specie all’inizio della carriera, mirabilmente comune con il sentire del suo tempo e poi in mirabile anticipo. Quando eri testimone del suo operato, vivevi una condizione caleidoscopica e peculiare, para-normale, ma, ripeto, non nel senso esoterico del termine, non cadiamo appunto in un gioco degli specchi da rotocalco d’accatto. Di para-normale in Fellini non c’era assolutamente nulla, il suo interesse per le scienze e le colorate vicende del “magico” che andava a indagare, rappresentarono lo sbocco della sua grandiosa curiosità intellettuale, antropologica, rappresentava una ricerca per un possibile, ulteriore arricchimento della realtà e della sua lettura, mai sazia, apertissima, sfidante le convenzioni, questo è vero. Ma che fosse condizionato o condotto da questa dimensione non è così, per lo meno nelle decisioni davvero importanti. Poi gli piaceva tantissimo giocare, ma ci sta. Era una persona estremamente razionale, immensamente intelligente, giovanissimo dentro, intuitivo e sensibile, iper-sensibile, che è riuscita a comporre il disegno della sua potentissima interiorità fanciullesca in maniera emblematica, meravigliosamente riconosciuta dai suoi contemporanei ed oltre, ergendosi con una maturità artistica visionaria impressionante. Ed è stato un uomo molto fortunato. Non è stato un Van Gogh che si è fatto un calvario nel suo tempo, lui si è fatto il “Paradiso nel momento giusto”. Ma non facciamoci ingannare, era anche persona molto tormentata, insofferente dei limiti, comprensibilmente, essendo illimitatamente in grado di esprimere un mondo di arte che era anche ricerca dolorosa, faticosa, specie negli ultimi anni. Tormentao dalla ricerca di comprendere la realtà, come ogni grande filosofo. Questo, sostanzialmente, forse, era Fellini, un filosofo. Come vedi indagare su chi era Fellini è un’impresa titanica, un terreno minato. Quando ci è venuto in mente di fare il film “Fellini Fine Mai” a lui dedicato pensando aquesto sfigato 2020, mi tremavano i polsi: parlare di lui è un mettersi in fila, l’hanno fatto decine di persone prima di me, molti assai filologicamente di certo più preparati e documentati . L’unica possibilità in più che potevo “calare” in questa partita, era il fatto che a 23 anni l’ho conosciuto e per 10 anni l’ho frequentato a fasi alterne, di persona. Ecco, di persona…col film ho cercato, alla maniera di una detection, da verbale di polizia, di mettere in linea questa mia visione con tutti i limiti di uno sguardo personale su di lui e non “dotta”, ma costruita sulla condizione del testimone oculare.”

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Fellini Fine Mai, Eugenio Cappuccio ESCLUSIVA: “Come è nata l’idea”

Federico Fellini
Federico Fellini (Fonte: Getty Images)

Eugenio Cappuccio ci racconta anche come è nato Fellini Fine Mai: “L’idea del documentario è maturata con Maria Pia Ammirati, manager e Direttrice delle Teche della Rai, che da diversi anni ha dato al giacimento di quella strategica Struttura Televisiva, una opportunità di emersione artistica e culturale ed anche industriale, e di tutto riguardo. Maria Pia Ammirati ha dato a diversi autori, Faenza, C.Comencini, Franco Brogi Taviani, Patierno, me, la possibilità di fare un film partendo da quei materiali straordinari che “giacevano” nei depositi Rai. Una straordinaria inversione nel valutare una risorsa e metterla a disposizione della creatività e della cultura. Direi che è stata davvero una materializzazione del Servizio Pubblico, nel miglior senso, guarda che cose così non capitano spesso! Chiacchierando con Maria Pia, avvicinandosi il centenario della nascita di Fellini, venne infatti da lei la proposta di fare qualcosa per tributare il giusto onore partendo dal materiale delle Teche, a Federico, conoscendo il mio passato di regista-testimone appunto. Così, da quel materiale che ebbi a disposizione, centinaia di ore, mi venne l’idea di coniugarle con il mio vissuto, ed il film che hai visto prese forma. Naturalmente avventurarsi nella propria memoria, nella propria biografia e nel materiale d’archivio, rappresentò una sorta di E=MC^2, la formula della Relatività! Dietro c’era l’apocalisse. Per fortuna Rai Teche , Rai Cinema ed il Produttore Pecorelli mi hanno fortemente sostenuto in questo complicato e rocambolesco viaggio, raccontare per immagini l’Imperatore delle Immagini…Quel materiale, la costruzione di un racconto attorno e per esso, si presentava come una responsabilità fortissima, soprattutto in considerazione del centenario della nascita; mi arrogavo di narrare Fellini ai più. Era un’impresa. Ma con umiltà e cum grano salis, ne sono uscito vivo. E devo dire di essere molto felice del risultato che ci ha dato e sta dando, con grandi soddisfazioni di pubblico e critica, sia in Italia e tantissimo all’estero. Approfondisce poi l’argomento parlandoci di Verso la luna con Fellini: “E’ un documentario del 1990 girato per tre mesi sul set de La voce della Luna e che mi aveva chiesto di girare Federico, io mi proponevo ovviamente e lui mi mise nella condizione di fare questa esperienza pazzesca agli Studi De Laurentiis. Avevo poco più di trent’anni, una esperienza indimenticabile. I miei due film su Felllini sono assai diversi, ma uniti dalla stessa volontà: diventare specchio di quella misteriosa grandezza. Uno è un documentario più personale, “Fellini Fine mai intendo”, L’altro, “Verso la Luna con Fellini” è un film apparentemente più spiritoso che racconta Fellini a lavoro con un occhio un po’ svagato e poetico, per riuscire a stargli dietro su un set pazzesco, per tentare di scoprire nelle parole degli altri testimoni, e le immagini del “making of the film” ,il segreto di Fellini; ma in realtà, anche rivedendolo ultimamente, ho trovato parecchi germi di riflessione che ho portato anche in “Fellini Fine Mai”, quello sguardo del testimone oculare di cui ti dicevo prima, lo sguardo di un invitato che non ha motivi per non dire la verità, e che per un documentarista, e un artista in genere, è cifra fondamentale, deontologia, “conditio sine qua non” per resistere alla erosione del tempo e rendere un servizio a chi ti guarda; “una verità” penso sia il “segreto” che deve cercare di preservare ogni bravo regista e narratore in genere, sempre..”.

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