Adolf Eichmann e l’olocausto: “sporca razza” definì gli ebrei

Adolf Eichmann fu tra i più sanguinari esecutori del regime del Reich. Causò la morte di centinaia di ebrei, ma non mostrò pentimento per i crimini commessi

Adolf Eichmann è stato uno dei più grandi esecutori e probabilmente tra i più sanguinari nel regime del Reich.

Dopo essere stato il mandante esecutivo di diverse deportazioni di ebrei ad Auschwitz, causando la morte di centinaia di loro e ferite indelebili per chi è sopravvissuto, alla fine della guerra si rifugiò in Argentina e vi rimase in latitanza per ben 10 anni.

Scoperto, venne rapito dal Mossad e processato per crimini di guerra e alla fine condannato all’impiccagione.

Adolf Eichmann le origini e il suo ingresso nel Reich

Otto Adolf Eichmann nacque nei primi anni del ‘900: suo padre prestò servizio durante la prima guerra mondiale , educando il figlio a credere nei valori della superiorità tedesca. Tornato, il ragazzo sembrò poco incline agli studi tanto da non arrivare a diplomarsi.

Il modo per farsi notare dal regime del Reich e soprattutto alle SS, corpo speciale di polizia tedesca specializzata nella cattura e deportazione degli ebrei, avvenne circa nel 1938, anno in cui cominciò l’allontanamento degli ebrei dai territori occupati dal Reich.

Diversi anni dopo, essendo che i tedeschi si erano insediati in mezza Europa, non si sapeva più dove deportare gli ebrei, così si decise di rinchiuderli in ghetti dove molti di loro morirono di fame e freddo.

Adolf Eichmann, così come descritto da diversi scrittori, era un uomo che provava disgusto verso la “razza inferiore”, tanto da cercare di non camminare dove erano passati loro per “non sentirne la puzza” e uccidere un ragazzo a suon di pugni, solo perchè gli aveva rubato delle ciliege.

Una delle sue frasi tipiche fu:”sporca razza!”. Il gendarme è stato materiale esecutore della deportazione e morte di centinaia di persone nei campi di sterminio di Auschwitz provando un certo piacere nel compiere ciò.

Il processo e la condanna a morte

Alla fine della guerra, sapendo di essere ricercato, si rifugiò in Argentina dove visse pacificamente per dieci anni.

A “tradirlo” fu il suo stesso figlio che, fidanzatosi con una ragazza di origini tedesche il cui padre era ebreo, rivelò l’identità della sua famiglia.

Prontamente venne allertato il Mossad che lo fece rapire e lo portò in Israele dove venne processato e condannato all’impiccagione.

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