Sanremo, “Luca era gay”: la canzone di Povia che nessuno ha mai capito

Sanremo, “Luca era gay”: la canzone di Povia che nessuno ha mai capito

Oggi al Festival di Sanremo 2019 abbiamo visto una splendida dedica di Serena Rossi a Mia Martini, nessuno si è reso conto però che quanto fatto alla splendida artista di Bagnara Calabra si continua a fare ancora oggi e purtroppo a ripetizione. In maniera diversa è andata la vita di Marco Masini, che ha avuto forse più fortuna di Mia Martini. Lui è riuscito a salvarsi, ma è stato attaccato in una maniera vergognosa tanto che l’avevano fatto fuori. L’avevano costretto a smettere di cantare, per una storia banale, per un’idea stupida, per cattiveria senza ritegno. Marco tornò a cantare grazie al bene dei suoi fan e ci siamo goduti per altri 30 anni una delle più belle voci del nostro paese.

Sanremo, “Luca era gay”: la canzone che nessuno ha mai capito

Arriviamo a Giuseppe Povia, cantante talentuoso che porta sul palco semplicemente le sue idee con coraggio e anche grande umiltà. L’artista arriva a Sanremo 2005 con il brano fuori concorso “I bambini fanno ooh“. L’anno dopo vince addirittura con Vorrei avere il becco. E’ a cavallo tra il 2009 e il 2010 che però arriva per lui la stroncatura da parte dei poteri forti, da parte del pubblico e da parte di chi non ha capito cosa voleva dire. Nel 2009 porta una canzone dal titolo “Luca era gay” che si classifica seconda tra gli artisti. Affronta il tema dell’omosessualità e viene accusato di omofobia. L’anno dopo porta La verità, che canterà guarda caso in duetto con Marco Masini, ispirata alla vicenda di Luana Englaro e affronta un altro tema delicato come l’eutanasia.

Facciamo un passo indietro però, torniamo a Luca era gay. Le accuse parlano di un Povia pronto a raccontare l’omosessualità come una malattia, come qualcosa che si può curare anche se proprio lui nel testo dice “nessuna malattia, nessuna guarigione”. Da quel momento Povia viene ostacolato, quasi rifiutato con un meccanismo che è totalmente allineato con la parola “ghettizzazione”. Giuseppe va avanti per la sua strada, si interessa di politica, scrive canzoni meravigliose e coraggiose come “Chi comanda il mondo?”, “Al sud”, “Era meglio Berlusconi” e molte altre ancora. Non ha però più complicità con le case discografiche e coraggiosamente, oltre che intelligentemente, decide di tirarsene fuori per lavorare da solo. Non viene più invitato nei programmi e nonostante abbia ancora un pubblico numerosissimo che lo ama e va ai suoi concerti incontra sempre qualche deficiente, e scusateci del termine ma così vanno chiamati quelli che si comportano così, pronto a creare problemi e a fare polemica.

Giuseppe Povia continuerà per sempre a fare il suo mestiere, perché la sua voce è splendida ma ancor più perché è una persona speciale e che ha delle idee oltre a grande coraggio. Il mondo però si deve rendere conto che sarebbe utile comportarsi in un modo diverso, rendendosi conto che anche una semplice interpretazione sbagliata di una canzone può portare a distruggere una persona. Giuseppe è un ragazzo forte, coraggioso, intelligente, brillante e a modo suo ha saputo reinventarsi, ma quello che gli è stato fatto è orribile e senza senso perché in parte ha privato di potenzialità uno dei cantanti più talentuosi del palcoscenico italiano. Senza che nessuno si scandalizzi però del testo, per citarne uno a caso, di “Rolls Royce” di Achille Lauro presentata al Festival di Sanremo 2019 e osannata dalla critica.

Luca era gay

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