Minerva e Dynit riscoprono in dvd “Caged – Le prede umane”

Come ben sanno tutti i seguaci irriducibili delle più o meno oscure cinematografie costituite da titoli stracult, uno dei filoni maggiormente gettonati dagli amanti dell’erotismo in fotogrammi è, senza alcun dubbio, quello più o meno tramontato detto WIP, ovvero Women in prison, caratterizzato da lungometraggi incentrati su figure femminili che, per un banale motivo, si ritrovano ingiustamente imprigionate e costrette a subire nefandezze assortite.

Un filone che annovera tra i propri classici Una secondina in un carcere femminile dello spagnolo Jesus Franco e Perverse oltre le sbarre di Gianni Siragusa, e che, non troppo dissimile da quello dei nazi movie, proprio come essi fu particolarmente in voga, dalle nostre parti, tra gli anni Settanta e Ottanta.

Stupisce non poco, quindi, constatare come, nel 1991 (ma alcune fonti riportano 1992), abbia fatto la propria apparizione sugli schermi Caged – Le prede umane, in un certo senso canto del cigno di quel sottogenere che venne affrontato, tra gli altri, anche dal Claudio Fragasso futuro autore di Palermo Milano solo andata e Le ultime 56 ore.

Diretto dal Leandro Lucchetti che sceneggiò Nosferatu a Venezia di Augusto Caminito e che realizzò, tra gli altri, il bellico Mercenari dell’apocalisse e l’horror Bloody psycho, un tardo esempio che, riscoperto su supporto dvd da Minerva pictures e Dynit, porta in scena la allora esordiente Pilar Orive nel ruolo di una giovane turista statunitense in vacanza in una remota regione sudamericana.

Regione in cui non solo viene arrestata da un poliziotto corrotto, ma, giudicata colpevole di possesso di sostanze stupefacenti, finisce rinchiusa in un castello isolato nel mezzo della giungla, dove brutali secondini non esitano a trattare le detenute come giocattoli sessuali.

Inutile precisare, infatti, che non siano certo nudità e sequenze di sesso (compreso quello saffico, ingrediente principale del sottogenere) a risultare assenti; man mano che i volti tirati in ballo nel corso della circa ora e mezza di visione includono anche l’Aldo Sambrell di Per qualche dollaro in più e il Gaetano Russo la cui filmografia spazia da Continuavano a chiamarli… er più e er meno con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia a L’isola dei morti viventi di Bruno Mattei.

Ma, tra immancabile aguzzina proto-kapò armata di frusta e sexy fanciulle svestite destinate ad affiancare la protagonista, la particolarità dell’operazione risiede nella scelta di “omaggiare” in maniera evidente il super classico del 1932 La pericolosa partita, in quanto le prigioniere in questione non occorrono altro che ad essere trasformate in prede che facoltosi clienti possono uccidere nel corso di battute di caccia.

Con abbondanza di movimento, fino ad un assurdo epilogo tutt’altro che privo di toni ironico-grotteschi.

Francesco Lomuscio

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