Ecco come Clint Eastwood si salvò dal disastro aereo

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“Mi ricordo che siamo incappati in tutti tipi di turbolenze e abbiamo avuto un sacco di problemi con i livelli di ossigeno. Poi quando finalmente siamo arrivati a San Francisco per raggiungere la base militare di Alameda ci siamo infilati in una tempesta coi fiocchi. La trasmissione radio non funzionava e abbiamo deciso di uscire verso il mare aperto per cercare un varco tra le nubi, da cui potevamo scorgere uno spiraglio di Golden Gate Bridge”.

A coloro che si chiedono come il grande cineasta Clint Eastwood possa aver dipinto perfettamente il terrore negli occhi dei passeggeri di Sully, il suo lungometraggio atto a descrivere l’atterraggio dell’eroico Chesley Sullenberger sulle gelide acque della Baia di Hudson con un aereo in avaria, in cui il pilota ha salvato centocinquantacinque vite, basta leggere questa dichiarazione del regista per apprendere che lui stesso fu protagonista di una vicenda molto simile a quella del film.

Infatti, pare che un aereo della marina su cui era ospite ha effettuato un atterraggio di emergenza sulla costa della California.

“Ci siamo schiantati nell’acqua e siamo sobbalzati con forza, più o meno come nel film Sully, ma poi il nostro velivolo ha iniziato ad affondare. Allora mi sono slacciato la cintura di sicurezza e sono uscito arrampicandomi sui flap, da cui io e il pilota siamo saltati in acqua per raggiungere la spiaggia a nuoto. Durante la traversata sia io che lui pensavamo di essere spacciati, perché a causa delle onde ci eravamo persi di vista, ma alla fine ce l’ho fatta e ho raggiunto una stazione di lancio nei pressi di Bolinas, California. Insomma direi che sono il regista adatto per questa pellicola, l’esperienza accumulata mi ha creato sicuramente il bagaglio necessario”.

 

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