“Per la cronaca, non sono incinta. Ma di sicuro sono stufa. Stufa del continuo scrutinio e dello scherno che le donne dello showbiz, e le donne in generale, devono subire in relazione al loro corpo e alla loro fisicità; tutto questo nel nome del “giornalismo”, “della libertà di parola” e del “gossip”. Se posso definirmi un “simbolo” per il mondo là fuori, allora sono di sicuro un chiaro esempio della lente sotto cui noi donne veniamo giudicate dalla società… veniamo giudicate in quanto madri, figlie, sorelle, mogli, amiche e colleghe. L’oggettificazione e il giudizio a cui le donne devono sottostare è insensato e mi disturba molto. Il modo in cui io stessa vengo ritratta dai media è un riflesso di come, in generale, noi tutti consideriamo le donne, un’idea di bellezza perversa e deformata”.
Stanca dei sempre più insistenti gossip su una presunta gravidanza, l’attrice Jennifer Aniston ha deciso di rispondere così attraverso una lettera al quotidiano Huffington Post, in cui ha poi proseguito: “Utilizziamo il gossip per promuovere questa visione della donna disumanizzata, focalizzata solamente sull’aspetto esteriore, che i tabloid trasformano in speculazione senza fine. È incinta? Mangia troppo? Si sta lasciando andare? Il suo matrimonio è in crisi perché l’obiettivo fotografico ha individuato una qualche imperfezione fisica?”.
E non ha dimenticato di sottolineare come una donna non abbia bisogno di avere accanto un compagno o di fare un figlio per sentirsi realizzata: “Le continue illazioni dei media sulle presunte gravidanze delle celebrity non fanno altro che perpetuare la nozione che le donne sono in qualche modo incomplete, infelici o infruttuose se non sono sposate e non hanno figli. Siamo complete con o senza un compagno, con o senza un figlio. Decidiamo per noi stesse che cosa è bello quando si tratta dei nostri corpi. Sono stanca di essere parte di questa narrativa. Forse diventerò madre un giorno… ma di sicuro non lo farò perché senza un figlio mi sento “da meno”, come la cultura del gossip vorrebbe farci credere”.
