“Sexy shop”: la recensione

Sexy shop locandina rid

Piacere: Maraghini e Pacileo!

Come tutti sappiamo, si tratta di quella tipologia di negozio dedita alla vendita di articoli sessuali vietati ai minori, accessori erotici, articoli per sesso sicuro, materiale pornografico e biancheria intima maschile e femminile; ma dal 2014 il sexy shop fa anche da titolo al primo lungometraggio cinematografico diretto da Fernando Maraghini e Maria Erica Pacileo, entrambi provenienti dal teatro.

Questa è una (ar)rapina!

Lungometraggio cinematografico che si svolge, appunto, all’interno del sexy shop in cui lavora Luca alias Andrea Chimenti, cinquantenne con un futuro ancora tutto da costruire che, reduce da una storia sentimentale miseramente naufragata, deve fare i conti con un’altra cocente delusione: la sua speranza di riuscire a sfondare nel mondo della musica si è scontrata con l’ennesimo rifiuto di uno dei tanti discografici incontrati.
Lo stesso sexy shop destinato a trasformarsi nella insolita location di una giornata molto particolare che vede avvicendarsi in quelle “bollenti” quattro mura una serie di bizzarri clienti con le più svariate problematiche psicologiche e sessuali, una invadente pornostar, la visita di tre rapinatori, quella della guardia di finanza e, addirittura, il ritrovamento di un cadavere.
Man mano che seguiamo anche il rapporto del protagonista con due vecchi compagni di liceo: Uberto, ovvero Uberto Kovacevich, titolare dell’attività, e Giorgio, ormai grigio impiegato statale cui concede anima e corpo Vincenzo Marega.

Sesso… ma con Garbo!

Ma, man mano che i tre vengono messi nella condizione di confrontarsi con il loro passato, il loro presente e, i buoni propositi per l’avvenire, quella che la locandina presenta come “La commedia sexy più esilarante dell’anno” non sembra né ricollegarsi al filone che decretò negli anni Settanta il successo di spesso nude starlette del calibro di Edwige Fenech e Gloria Giuda, né riuscire nell’impresa di strappare risate allo spettatore.
Infatti, in mezzo ad oggettistica sadomaso, falli di gomma assortiti ed apparizioni di volti noti della musica del passato, da Ivan Cattaneo a Garbo, passando per Elisabetta Viviani e Gazebo, la noia finisce per regnare sovrana e non si capisce in alcun modo dove voglia andare a parare l’insieme… oltretutto penalizzato da eccessive prove degli attori e da un’ossessiva colonna sonora che non ne accentuano altro che il tono amatoriale.

Francesco Lomuscio

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