Figlio dell’indimenticato Steno autore, tra l’altro, di “Un americano a Roma” (1954) e “Febbre da cavallo” (1976), in molti, spesso, attribuiscono al romano classe 1951 Carlo Vanzina un’infinità di cinepanettoni che, in realtà, sono stati diretti da colleghi quali Enrico Oldoini e Neri Parenti; e, allo stesso tempo, sempre in molti non ricordano di annoverare nella sua filmografia, invece, titoli non rientranti nel filone della risata tricolore, come il “Tre colonne in cronaca” (1990) interpretato da Gian Maria Volonté o il thriller “Mystère” (1983).
Titoli tra cui non viene quasi mai menzionato neppure “La partita” (1988), che, tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Ongaro, rientra, senza alcun dubbio, tra i progetti più ambiziosi realizzati da colui che ha saputo regalarci classici del cinema “leggero” nostrano del calibro di “Sapore di mare” (1983) e “Vacanze di Natale” (1983).
Del resto, con il coinvolgimento di nomi già appartenenti all’universo vanziniano come Karina Huff e Gianfranco Barra, è nella Venezia del 1700 che si svolge la quasi ora e quaranta di visione, nel corso della quale il giovane nobile Francesco Sacredo, incarnato dal Matthew Modine di “Full metal jacket” (1987) e tornato da un lungo esilio a Corfù, scopre che il padre ha perso tutti i suoi averi al tavolo da gioco, battuto dalla contessa Matilde Von Wallentein, ovvero la vincitrice del premio Oscar Faye Dunaway.
E, tra gli altri, sono Corinne Cléry, il Vernon Wells già cattivo in “Commando” (1985) con Arnold Schwarzenegger, Federica Moro e la Jennifer Beals di “Flashdance” (1985) ad arricchire ulteriormente il cast al servizio di uno spettacolo che, sceneggiato dallo stesso regista insieme all’inseparabile fratello Enrico, Giacomo Battiato e Livia Giampalmo, prosegue con il giovane protagonista che, al fine di aiutare il genitore, accetta proprio una pericolosa sfida lanciatagli dalla tanto bella quanto astuta donna, invaghitasi di lui: se vincerà ai dadi potrà riavere l’intero patrimonio, mentre in caso di sconfitta la sua vita apparterrà a lei.
Man mano che non manca neppure una indispensabile spruzzata di violenza, sebbene il buon Carlo, tra duelli sul tetto e accenni di spettacolarità, non dimentichi di confezionare efficacemente il tutto ricorrendo spesso a consueti toni da commedia.
Ma riuscendo ugualmente a concretizzare un film di cappa e spada caratterizzato dal respiro delle pellicole d’intrattenimento internazionali… e che è CGHV a riesumare finalmente su supporto dvd, offrendo l’occasione di riscoprire il Vanzina movie in costume che veramente in pochi ricordavano.
Francesco Lomuscio