“Ho cominciato a leggere il romanzo due giorni dopo aver letto la sceneggiatura, in quanto sono stato colpito dal potere di questa storia che guarda agli eventi accaduti con uno spirito diverso, attraverso questa ragazzina dalla grande forza; ma volevo raccontare il tutto tramite uno stile leggero, tranquillo, dove la presenza del regista è quasi invisibile, perché se imponi le cose ai giovani non prestano loro attenzione, mentre agendo in questo modo desiderano saperne di più sulla storia con la ‘s’ maiuscola”.
A parlare è Brian Percival, autore di diversi episodi della serie televisiva “Downtown Abbey”, approdato a Roma per presentare alla stampa il suo “Storia di una ladra di libri”, che, tratto dal bestseller di Markus Zusak “La bambina che salvava i libri”, ha per protagonista la tredicenne Sophie Nélisse, presente all’incontro insieme alla Emily Watson che veste i panni della madre adottiva cui viene affidata dalla sua, incapace di mantenerla nella Germania della Seconda Guerra Mondiale. Una Germania della Seconda Guerra Mondiale che vede Nélisse concedere anima e corpo alla vivace e coraggiosa Liesel, la quale, scossa per la tragica, recentissima morte del fratellino, fatica ad adattarsi sia nella nuova casa che a scuola, derisa dai compagni di classe perché non sa leggere; fino al momento in cui non solo il neo-papà – interpretato da Geoffrey Rush – la comincia ad instradare nella lettura, ma lei trova in un ragazzo ebreo tenuto nascosto nella cantina dell’abitazione la giusta persona con cui condividere la passione per i libri, che è solita rubare. Un’esperienza riguardo a cui la giovanissima attrice dichiara: “In realtà, quando ho partecipato al primo provino per il film non è che questo ruolo mi interessasse molto, perché io sono una ginnasta da quando avevo quattro anni e sono impegnata nello sport, ma ho letto la sceneggiatura in aereo mentre andavo a Los Angeles per il secondo e, una volta giunta al terzo a Berlino, ero assolutamente decisa ad avere la parte. È stato bellissimo, mi ha consentito di imparare molto sull’Olocausto, perché avevo letto il libro ‘La valigia di Anna’, ma dopo, per approfondire, ho visto film come ‘La vita è bella’, ‘Il pianista’, ‘The reader’ e ‘Schindler’s list’; poi, devo dire che cambiare registro è una cosa che mi riesce piuttosto naturale e Geoffrey ed Emily sono stati fantastici: lui entra ed esce tranquillamente dal personaggio, mentre lei continuava a parlarmi con accento tedesco anche dopo lo stop”.
La Watson, che aveva già fatto da moglie a Rush in “Tu chiamami Peter”, a sua volta dice la sua a proposito della propria sgradevole figura di donna: “È stato molto bello interpretare un personaggio sgradevole e che ha rappresentato per me uno studio storico importante, perché per un attore ciò è come un dono, come indossare una maschera; poi, diciamo che il tavolo della cucina dei protagonisti è un po’ il quadro generale di ciò che era la Germania all’epoca”.
L’uscita del lungometraggio in Italia è prevista per il 27 marzo 2014 sotto il marchio 20th Century-Fox, quindi, nell’attesa non solo vi mettiamo al corrente del fatto che Sophie Nélisse – che pratica inoltre hockey su ghiaccio e gioca a calcio – prenderà parte anche ad altre produzioni cinematografiche, ma vi lasciamo con la conclusione del regista: “Quello che io trovo affascinante sono le persone comuni, perché spesso tendiamo a darle per scontate, quindi era interessante vedere la maniera in cui esse affrontavano questi eventi nella Germania della Seconda Guerra Mondiale”.
Francesco Lomuscio