“Zombi: oltre 900 titoli per non riposare in pace” intervista ESCLUSIVA all’autore Francesco Lomuscio

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Abbiamo oggi l’onore di avere con noi in ESCLUSIVA l’autore de “Zombi: oltre 900 titoli per non riposare in pace”. Ecco le domande che gli abbiamo rivolto:

1) Come è nata l’idea di scrivere un libro sugli zombi?

In realtà, ho sempre guardato i film horror fin da quando andavo all’asilo, ma, pur avendo visto già diversi film di zombi, cominciai a interessarmi particolarmente all’argomento dall’estate del 1990, quando, sul secondo numero della scomparsa rivista di cinema Nosferatu, venne pubblicato l’articolo di Gianluca Nardulli I film che fanno resuscitare i morti, che elencava circa un centinaio di zombie movie dal 1932 ad allora.

2) Hai detto alla presentazione di aver impiegato ventitré anni per scrivere questo libro, ci racconti come è andata?

All’epoca, nel 1990, già avevo un compagno di scuola media che amava gli zombi, quindi ci radunavamo spesso a casa sua con altri amici per guardarci i film di morti viventi, dai classici di George A. Romero a La casa e i due Démoni di Lamberto Bava. Allora, purtroppo, nell’era delle vhs, in videoteca si trovavano soltanto i titoli più conosciuti, in quanto quelli più rari erano già fuori catalogo oppure passati in tv ma mai distribuiti in videocassetta. Io, in ogni caso, aggiornavo l’elenco estratto dall’articolo di Nardulli segnandomi tutto ciò che usciva al cinema e in home video e procurandomi i film anche ricorrendo a collezionisti privati; poi, nel 1996, scrissi una tesi scolastica sull’argomento lunga circa quaranta pagine. Soltanto la base per il testo attuale, che ho cominciato a mettere materialmente in piedi dal 2004, continuando ad accumulare i titoli necessari grazie alle rarità riscoperte dal dvd e al fondamentale aiuto del web.

3) Perché pensi che in Italia l’argomento horror sia diventato ormai un’utopia? Solo gli indipendenti girano horror…

Da un lato ci sono i grossi produttori che non ne vogliono sapere, probabilmente perché spendono meno soldi se distribuiscono un film horror estero che gli incassa più di uno italiano, che verrebbe di sicuro realizzato con budget molto più bassi; dall’altro c’è una forte ignoranza da parte di un pubblico sempre più assoggettato dalla televisione, quindi propenso a lasciarsi bombardare da cabaret, sesso più o meno soft e tutto ciò che, in ogni caso, sollazzi l’anima anziché immergerla in toni cupi e mostruosità.

4) Cosa pensi delle nuove leve: Albanesi, Zuccon, Bianchini, Lombardi?

Nessuno di loro, però, si è cimentato in uno zombie movie. La prima cosa che penso è che abbiano molto coraggio nell’affrontare un genere come l’horror in un paese che sembra ormai averlo dimenticato; tanto più che nessuno dei tre gode di major alle spalle. Nel dettaglio, Albanesi ha realizzato due apprezzabili prodotti diversi tra loro, ma entrambi caratterizzati da uno spirito di fondo che rimanda alle esagerazioni violente tipiche del nostro cinema dell’orrore che fu, anche se, secondo me, deve ancora perfezionare il tiro per lasciarsi alle spalle il look da operazione low budget; Zuccon è visivamente molto dotato e vicinissimo alle piccole produzioni horror d’oltreoceano, che mi piacciono molto, ma dovrebbe lavorare un po’ di più sulla sceneggiatura; Bianchini mi piace soprattutto per la grande capacità di concretizzare avvolgenti atmosfere vagamente avatiane con pochissimi mezzi; per giudicare Lombardi è un po’ presto, visto che bisognerebbe attendere un’opera un po’ più matura di In the market, interessante nell’idea, ma piuttosto dilettantistico nella resa finale.

5) Nel libro hai parlato di zombi in senso più ampio di come era stato mai fatto: ti sei occupato di tutti i non-morti. Volevamo sapere che differenza c’era tra il corvo, la bambola assassina e Candyman?

Dei tre, nel mio libro c’è solo Il corvo, perché, pur essendo forse accomunabile a uno spettro, si manifesta in maniera piuttosto concreta, tanto che nel finale del film torna materialmente a seppellirsi proprio come un morto uscito dalla tomba. Candyman è senza ombra di dubbio uno spettro, perché compare soltanto dopo averlo richiamato dinanzi a uno specchio; Chucky, la bambola assassina, invece, altro non è che un pupazzo in cui si è incarnato lo spirito di uno strangolatore in punto di morte, quindi non ha nulla a che vedere con gli zombi.

6) Stai preparando qualcosa di nuovo?

Per ora no, perché questo è il mio primo libro, principalmente svolgo l’attività di critico cinematografico, quindi non pensavo ad altri testi. Però, una delle idee che ho è quella di realizzare un saggio su Charles Band, produttore di b-movie degno erede di Roger Corman. Ma è tutto da vedersi, perché si tratta di un nome sconosciuto qui da noi e, come sappiamo, l’editoria nostrana difficilmente ama rischiare.

7) Ti hanno chiesto una lista di 5 film sugli zombi fondamentali da vedere, poi te ne hanno chiesti 10, noi te ne chiediamo invece di sceglierne 1!

Dovendone scegliere uno, non posso dire altro che La notte dei morti viventi di George A. Romero. Non solo uno dei migliori horror della storia del cinema, ma il più importante film di zombi di sempre, perché ha introdotto il concetto moderno di morto vivente, ovvero quello della salma resuscitata, cannibale e priva dei suoi ricordi di quando era in vita.

M.F

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