“Netflix ci sta ammazzando”, confessione aspra e durissima sulla piattaforma streaming e su quello che vi ruota attorno.
A parlare è un personaggio straordinario come Luca Salsi, baritono di Parma conosciuto a livello internazionale. L’emergenza segnata dal Coronavirus ha costretto il mondo a cambiare ormai da un anno e servirà ancora del tempo affinché tutto possa tornare al suo posto. Anche lui è stato costretto a lavorare a produzioni in streaming, ma ha un’idea ben precisa.
All’Ansa ha detto precisamente: “Il Netflix della cultura sta ammazzando la nostra identità. Cosa facciamo, trasformiamo la lirica in un talent show? Abbiamo bisogno del pubblico, non siamo dei burattini”. In programma c’è molto per Salsi, ma sicuramente questo clima di incertezza non può farci dormire dei sonni tranquilli anche perché la situazione è ancora ben lontana dal migliorare come ci si sarebbe aspettati alla fine del lockdown della scorsa primavera.
È polemica condivisa quella di Luca Salsi che ovviamente è consapevole della situazione. Il Maggio Fiorentino gli ha proposto di sostituire Leo Nucci nel Rigoletto, dato che questi preferisce non esibirsi fino a quando non avrà fatto il vaccino. Aggiunge il maestro Salsi: “In questo momento bisogna approfittare di qualsiasi cosa. So di essere uno fortunato”. Lo streaming però non fa per lui, questo sempre già chiaro dalle sue parole: “È totalmente diverso, molto peggio”.
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Ciò di imprescindibile che manca è il pubblico: “A me piacciono gli impressionisti. Un conto però è guardare un quadro dal computer, un conto dal vivo. Le sfumature che cogli e le emozioni non possono essere le stesse”. Da qui poi dice la sua: “Il ministro capisca che a teatro ci si ammala come al bar al mattino o sui mezzi pubblici, anzi molto meno perché oltre ai distanziamenti non si parla. Non capisco ma accetto che la cultura non sia considerata bene primario, ma non mi dicano che è per la salute”.
Luca Salsi si chiede anche se questa generazione Netflix possa capire cosa serve loro: “Noi di aiuti concreti non ne abbiamo visti per ora. L’unico possibile è farci cantare. Dobbiamo riaprire i teatri perché non solo abbiamo bisogno di soldi, ma anche di esibirci davanti al nostro pubblico. Vale per l’opera, per la prosa e i musei che ci danno gioia e riescono ad entrare nell’anima arricchendoci dentro”.
Questo articolo è stato modificato: 14 Giugno 2022 16:57
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