I Miserabili è l’opera prima di finzione di Ladj Ly (autore di documentari e cortometraggi) incentrata sui bassifondi parigini. Un film carico di rabbia.
I Miserabili è il nuovo lavoro di Ladj Ly (regista prevalentemente di documentari e cortometraggi) presentato allo scorso festival di Cannes, con tanto di premio della giuria da fargli valere una nomination agli Oscar nella cinquina dei miglior film internazionali del 2020 (in origine il film selezionato da parte della Francia per partecipare agli Oscar doveva essere Ritratto della giovane in fiamme, bel lungometraggio diretto da Céline Sciamma, poi successivamente cambiato con l’opera prima di finzione di Ladj Ly), che ha visto però vincere il film sudcoreano Parasite, di Bong Joon-ho.
L’esordio alla regia in un film di finzione per Ladj Ly (tratto da un suo apprezzabilissimo omonimo cortometraggio del 2017) prende spunto da eventi più o meno reali accaduti al regista e alla comunità parigina delle banlieue, della quale conosce le usanze e i modi di vivere e dove molto probabilmente ha vissuto e si è formato come uomo ed artista.
I Miserabili colpisce nel segno proprio perché mette in scena un realismo duro e rabbioso, senza le manipolazioni – talvolta eccessive – della televisione che mistifica e mitizza tutto e tutti. Nel film di Ladj Ly difatti si vede l’altra faccia della medaglia di una nazione come la Francia in profonda crisi interiore; in pratica viene esposto alle merce pubblica un mondo sommerso e malfamato, solo per mostrare le nefandezze che si verificano all’interno, tralasciando ciò che di bello ha da offrire.
Di film tratti da storie o eventi realmente accaduti sulla malavita e sulle periferie di grandi città ne abbiamo avuti negli anni a bizzeffe, basti solo pensare alla sfilza di lungometraggi usciti negli ultimi anni in Italia sulla camorra e sulla mafia romana, ma mai come in questo caso la criminalità è solo un sfondo per raccontare d’altro, per cercare di mettere in evidenza valori come l’amicizia, il rispetto reciproco e la fratellanza.
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Il film I Miserabili racconta la storia di un giovane poliziotto intraprendente e volenteroso che se la dovrà vedere con la malavita parigina e con poliziotti brutti, sporchi e cattivi.
La periferia parigina saprà integrarlo o lo respingerà con il sangue e la violenza?
Nel film I Miserabili si nota parecchio la vena documentaristica del regista Ladj Ly, d’altronde provenendo da quel mondo lì è quasi naturale trovare delle similitudini con il genere documentario. Il tutto si sposa bene perché il noir o più specialmente, come in questo caso, il gangster sono generi che da sempre hanno raccontato la realtà sotto un’occhio analitico, proprio come fa il più delle volte il documentario, attraverso inchieste ed analisi sociopolitiche e socioculturali.
C’è un pedinamento che si fa ben presto un inseguimento da far girare la testa, il regista Ly deve essere andato a scuola dai vari Michael Mann e Brian De Palma, perché è una sequenza degna di quel cinema per come è girata (sontuosamente) e per come è narrata. Puro cinema teorico che sfocia in un montaggio serrato e ritmo accelerato.
Nell’esordio c’è anche un pizzico di nostalgia nei confronti del cinema gangsteristico francese alla Jean-Pierre Melville per intenderci, il protagonista combatte i criminali che un tempo potevano essere un Alain Delon o un Jean-Paul Belmondo.
D’altro canto è quella la matrice che ha ispirato Ladj Ly e gli altri a seguire, da lì si deve partire per forza per poi tracciare le proprie traiettorie. È un punto di partenza obbligatorio.
I Miserabili si rivela essere un validissimo esordio e Ladj Ly dimostra di saperci fare anche in un genere, all’apparenza distante dall’approccio nei confronti del cinema da parte del regista.
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