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Michele Sindona, chi era il mandante dell’omicidio di Ambrosoli

Michele Sindona è stato riconosciuto come il mandante dell’omicidio di Giorgio Ambrosoli. Ecco tutto quello che c’è da sapere su di lui.

MIchele Sindona Ambrosoli

Banchiere, avvocato e criminale siciliano. Il suo nome però è noto soprattutto per essere stato il mandante dell’omicidio di Giorgio Ambrosoli. Quella di Michele Sindona è senza alcun dubbio una delle figure più controverse della storia d’Italia.

Michele Sindona, chi era il mandante dell’omicidio di Ambrosoli

La sua carriera inizia come aiuto contabile, ma, dopo essersi laureato in  Giurisprudenza, l’uomo apre a Milano uno studio di consulenza legale e fiscale. Con il tempo, oltre a conquistare sempre un numero maggiore di clienti, si specializza nell’esportazione di capitali e nel funzionamento dei cosiddetti paradisi fiscali.  Nel 1967, dopo un periodo d’oro, però per lui iniziano i primi problemi. L’Interpol statunitense inizia infatti a indagare su di lui, accusandolo di alcune irregolarità ma soprattutto di legami con la mafia statunitense.

E intanto alcune banche di cui è proprietario vengono dichiarate fallite. Ma è quando Giorgio Ambrosoli viene nominato commissario della Banca Privata Italiana che per Sindona la situazione si aggrava. Vengono infatti scoperte le sue trame con la mafia americana, a partire dai suoi rapporti con il boss John Gambin, e un vero e proprio sistema speculativo. E proprio per quanto venuto fuori dalle sue indagini, Ambrosoli è stato ucciso dal mafioso italoamericano Wiliam Aricò. Il mandante di quell’omicidio è stato proprio Sindona, anche se quest’ultimo ha sempre negato ogni tipo di coinvolgimento. Indagato anche dalle autorità statunitensi, Sindona arriva persino a inscenare un sequestro, facendosi sparare a una gamba per rendere la storia più veritiera. Nel 1980 però viene arrestato e condannato negli Stati Uniti per frode, spergiuro e appropriazione indebita. Il governo italiano ne chiede l’estradizione per poterlo processare per l’omicidio Ambrosoli, Il 18 marzo 1986 venne condannato all’ergastolo. Muore due giorni dopo, nel carcere di Voghera, per avvelenamento da cianuro di potassio. L’ipotesi più probabile è quella del suicidio, visto il forte odore emanato dal veleno. Impossibile quindi che il siciliano l’abbia ingerito senza saperlo.

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Pubblicato da
Gianpiero Farina

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