Open Again: è questo il titolo del progetto fotografico di Giulia Hrvatin. Ed è stata la stessa fotografa a parlarne e a confessarsi ai nostri microfoni.
Aprirsi di nuovo. Può essere spiegato così il senso di ‘Open Again‘, progetto fotografico in 4 atti di Giulia Hrvatin. Un percorso introspettivo e autobiografico, ma che è allo stesso tempo un autentico viaggio interiore. A parlarne è stata la stessa fotografa in un’intervista concessa ai nostri microfoni.
Giulia Hrvatin ha voluto innanzitutto spiegare com’è nata l’idea del progetto ‘Open Again’: “Tutto è partito in modo molto naturale. Il mio obiettivo era quella di fare dei ritratti legati al mondo della danza ed è per questo che ho contattato delle amiche danzatrici. Però iniziando e continuando a scattare mi sentivo sempre più coinvolta e tutto è diventato molto più personale“. Anche il titolo e la suddivisione in quattro atti hanno un loro significato: “Open again per me sta per aperti di nuovo. Il progetto è diviso in quattro atti. Il primo è una sorta di ouverture, dove si parla dell’evento scatenante di tutto il percorso: la perdita di mio padre, a seguito della quale io mi sono chiusa in me stessa. Dal secondo atto in poi si parla di come io affrontato il periodo successivo a questo evento, delle mie paure e insicurezze”.
Ma è dal terzo atto che il percorso sembra quasi entrare definitivamente nel vivo: “Ho parlato della mia maestra di danza. Per me è stata una sorta di seconda mamma e di guida spirituale. È stata lei ad aiutarmi tanto in questo percorso. Nella quarta e ultima parte, chiamata Coven, si parla della congrega, che per me è il mio gruppo di danza, ma si vanno anche a sfiorare anche temi come la stregoneria. Tutto questo rappresenta il percorso della mia rinascita dopo un periodo difficile“.
Giulia Hrvatin ha poi voluto parlarci di fotografia e danza, due mondi apparentemente diversi, ma che in ‘Open Again’ finiscono per coesistere: “Per me sono quasi un’unica cosa. Io ho iniziato fotografando la danza. Io riesco quasi a vedere gli stessi elementi. Si tratta di due cose che per me sono state fondamentali. La prima è un qualcosa di più personale, che mi ha aiutato a ritrovarmi. Buttarmi in una disciplina che mi piaceva molto è stata una vera e propria ancora di salvezza. La seconda per me è stato sempre un qualcosa di gruppo. Sono state due cose che mi hanno aiutato a liberarmi di tutte quelle sensazioni che mi opprimevano“. ‘Open Again’ può anche essere un messaggio al non chiudersi e all’aprirsi di nuovo dopo un periodo difficile: “Per me il senso è stato proprio questo. Io l’ho fatto a posteriori. Io ora sono arrivato psicologicamente e fisicamente al quarto atto. Il messaggio del mio progetto però è proprio quello dell’Open Again, dell’aprirsi di nuovo“.
Un progetto che è diventato uno spettacolo di danza, andato in scena sabato scorso, è che è diventata una vera e propria mostra fotografica, tenutasi domenica: “Nello spettacolo l’idea è stata quella di aver il pubblico attorno a chi danzava. È come se anche chi c’era ad assistere diventasse in un certo senso protagonista. Le mi sensazioni? Mi ha colpito che tante persone abbiano sentito l’esigenza di avvicinarsi a me per complimentarsi. Questo è una cosa che mi ha fatto piacere e che sta a significare che comunque il messaggio è arrivato”.
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