Lettera Stefano Cucchi: durante il processo: le sue ultime parole

Lettera Stefano Cucchi, scritta il giorno prima di morire è stata mostrata in aula, dall’avvocato Fabio Anselmo, durante il processo Cucchi Bis.

Lettera Stefano Cucchi

Sono passati dieci anni dall’arresto di Stefano Cucchi, il giovane geometra romano che nell’ottobre del 2009 è morto dopo alcuni giorni di carcere a Roma.

Ad oggi, con processo ancora in corso, il pm ha chiesto le condanne da tre anni e mezzo fino a diciotto anni per i quattro carabinieri, accusati di falso e omicidio preterintenzionale.

Per l’occasione, questa sera, sul Nove, verrà mandato in onda uno speciale, dal titolo: Stefano Cucchi: la seconda verità, che ripercorrerà tutte le fasi della vicenda.

Lettera Stefano Cucchi: mostrata in aula per la prima volta

Lettera Stefano Cucchi comincia cosi: “Caro Francesco, sono al Sandro Pertini in stato d’arresto.” Il mittente era uno degli operatori della sua comunità terapeutica: il Ceis.

Nonostante si sapesse già da tempo della presenza di questa lettera, il testo è stato mostrato dall’avvocato Fabio Anselmo soltanto durante il processo Cucchi Bis, che si è tenuto nell’aula bunker di Rebibbia.

“…Volevo sapere se potevi fare qualcosa per me…” continua il testo della lettera, che come si vede dalla calligrafia è poco chiara, ma comprensibile della richiesta d’aiuto.

La lettera è una prova schiacciante

Secondo il legale della famiglia, questa lettera è la prova che Stefano non voleva arrendersi e voleva vivere e cercare un futuro migliore per la sua vita. Quindi, sempre secondo il legale il fatto che alla fine Stefano avesse rifiutato il cibo, era solo una conseguenza ai maltrattamenti subiti.

Per concludere, il destinatario in questione, Francesco, ha ammesso di essere venuto a conoscenza della lettera solo attraverso i telegiornali e di non sapere come e quando fosse arrivata.

Argia Renda

 

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