Stasera va in onda su NOVE uno speciale dedicato al caso Stefano Cucchi: 10 anni di battaglie in nome della giustizia e della verità. Ecco le tappe fondamentali della vicenda.
15 ottobre 2009: Stefano Cucchi viene arrestato perché trovato in possesso di 28 grammi di hashish e qualche grammo di cocaina.
22 ottobre 2009: Stefano Cucchi muore all’ospedale Pertini di Roma.
25 gennaio 2011: vengono rinviate a giudizio 12 persone. Sei sono i medici dell’ospedale: Aldo Fierro, Stefania Corvi, Rosita Caponetti, Flaminia Bruno, Luigi Preite De Marchis e Silvia Di Carlo. Tre sono gli infermieri della struttura: Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe. Altrettante, le guardie carcerarie: Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici.
5 giugno 2013: la III Corte d’Assise condanna in primo grado quattro medici dell’ospedale a un anno e quattro mesi, il primario a due anni di reclusione per omicidio colposo (con pena sospesa), un medico a 8 mesi per falso ideologico. Invece assolve sei tra infermieri e guardie penitenziarie.
31 ottobre 2014: una sentenza della Corte d’appello di Roma assolve tutti gli imputati, anche i medici.
12 gennaio 2015: la Procura di Roma apre un’inchiesta-bis.
10 settembre 2015: per la prima volta viene iscritto nel registro degli indagati un carabiniere per falsa testimonianza. Al suo nome ne seguiranno altri 5, a diverso titolo: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco (per lesioni personali aggravate e abuso d’autorità), Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini (per falsa testimonianza).
15 dicembre 2015: la Cassazione annulla l’assoluzione dei medici e dispone per loro un appello-bis per omicidio colposo.
18 luglio 2016: la terza Corte d’Assise d’appello conferma l’assoluzione dei 5 medici. Nelle motivazioni della sentenza si legge: “Cucchi è morto di malnutrizione e, anche se i medici hanno omesso di attuare le opportune terapie, appare logicamente poco probabile che il ragazzo si sarebbe salvato”.
17 gennaio 2017: grande svolta nel caso. Per la prima volta si contesta a tre dei carabinieri che lo arrestarono il reato di omicidio preterintenzionale, perché secondo i pm il ragazzo è morto per le conseguenze del pestaggio che subì la notte del suo arresto. Dunque non per malnutrizione.
Il 20 giugno 2018 Francesco Tedesco ha ammesso di aver assistito al pestaggio del geometra romano presso la caserma carabinieri di Roma Casilina da parte dei suoi colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Inutili i suoi tentativi di impedire quell’inumana violenza.
Questo articolo è stato modificato: 23 Maggio 2019 09:21
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