Il cast di Il nome della rosa (Rai 1) vanta un cast internazionale, in cui spiccano John Turturro e Rupert Everett.
L’attore britannico Rupert Everett interpreta l’inquisitore Bernardo Gui, vescovo cattolico e autore del famoso Manuale dell’inquisitore (Practica Officii Inquisitionis Hereticae Pravitatis).
Rupert Everett compirà il 29 maggio 60 anni.
La sua fortunata carriera comincia nel 1984, quando prende parte al cast del film Another Country – La scelta. Da quel momento in poi è un crescendo di popolarità e di apparizioni sul grande schermo. Nel 1985 recita nel film di Mike Newell, Ballando con uno sconosciuto; nel 1987 è accanto a Ornella Muti in Cronaca di una morte annunciata di Francesco Rosi; nel 1989 è nel primo lungometraggio di Pierre-Henri Salfati, Tolérance.
Nel 1994 recita accanto a due grandissime star del calibro di Sophia Loren e Marcello Mastroianni nel film Prêt-à-Porter di Robert Altman. Ma il film a cui è maggiormente legato, nell’opinione pubblica, è certamente Il matrimonio del mio migliore amico (1996), dove recita al fianco di Julia Roberts e Cameron Diaz per la regia di P.J. Hogan.
Tra i suoi ultimi lavori: Le relazioni pericolose (2003) con Catherine Deneuve, Hysteria (2011), Miss Peregrine (2016). Nel 2019 è nel cast di Il nome della rosa, nel ruolo di Bernardo Gui (doppiato da Massimo Lodolo).
L’attore è apertamente omosessuale, pur avendo avuto relazioni con Susan Sarandon, Béatrice Dalle e Paula Yates.
Diventa un’icona maschile quando Yves Saint Laurent lo sceglie, nel 1995, per la pubblicità del profumo Opium. Inoltre, è la figura di riferimento usata da Tiziano Sclavi e Claudio Villa per le fattezze del personaggio di Dylan Dog.
Ne Il nome della rosa Bernardo Gui è l’antagonista di Guglielmo da Baskerville (John Turturro). Il ruolo, oggi di Rupert Everett, fu di F. Murray Abraham nella celebre trasposizione cinematografica del romanzo di Umberto Eco che nel 1986 girò Jean-Jacques Annaud.
Oltre ad essere vescovo, Brnardo fu un prolifico scrittore medievale, a cui sono attribuiti diversi trattati di teologia ma soprattutto la Practica Officii Inquisitionis Hereticae Pravitatis, che spiegava prerogative e compiti dell’inquisitore, a cui dava istruzioni su come comportarsi nei confronti delle maggiori eresie.
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