La telefonata tra Luigi Tenco e Valeria sarebbe finita all’una di notte del 27 gennaio del 1967. Un’ora dopo il corpo dell’artista sarebbe stato ritrovato da Dalida nella sua stanza. Il cantante era al telefono irritato, come rivelerà l’ex fidanzata, e le aveva detto di voler tenere una conferenza stampa per dimostrare una combine delle scommesse clandestine sul Festival. Il decesso fu stimato dopo la mezzanotte. I primi a rinvenire il cadavere furono presumibilmente Lucio Dalla e Dalida con cui aveva cantato nel Salone delle feste del Casinò di Sanremo. Il corpo aveva il foro di un proiettile in testa con l’entrata sulla tempia destra e l’uscita su quella sinistra. Nessuno però sentì nessuno sparo. C’era un biglietto scritto a mano che più perizie grafologiche hanno attribuito a Tenco. Il testo diceva: “Ho voluto bene al pubblico italiano, gli ho dedicato inutilmente 5 anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”. Si pensò dunque al suicidio subito, ma la storia poi portò anche ad altre linee complicate.
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