Los Angeles 1997, spacciatori di droga e bande di criminali imperversano per le strade della città trasformata in un campo di battaglia e ormai sull’orlo di una guerra civile. La polizia impotente assiste a questi continui massacri, finché l’ennesima scena del crimine si rivela però agghiacciante: nell’appartamento di un potente gangster, vengono ritrovati uomini fatti a pezzi e appesi a testa in giù. In realtà, dietro le guerre che stanno dilaniando la città si nasconde una creatura dalla provenienza e dalle potenzialità ignote. Spetterà al poliziotto Mike Harrison affrontare e sconfiggere l’alieno, tentando inoltre di impadronirsi della sua tecnologia.
Non più la giungla del primo episodio cinematografico, ma una Los Angeles del futuro prossimo. Se i muscoli di Schwarzenegger e gli effetti speciali della creatura aliena avevano contribuito
all’enorme successo di pubblico di Predator sul grande schermo, troviamo adesso dei contenuti del tutto nuovi e inaspettati. Molte infatti le questioni irrisolte e da approfondire lasciate in eredità dal primo film, che non vengono raccolte e lavorate nel sequel, il quale si caratterizza per una totale assenza di continuità anche nella figura stessa della creatura soprannaturale, che nella pellicola appare in perfetto stile underground.
Poco convincente il susseguirsi narrativo che alterna scene piuttosto crude a giochi sporchi, clandestini tra le forze dell’ordine. Tanti, forse troppi gli elementi inseriti e male o poco sviluppati che finiscono con appesantire il film, il quale risulta nel complesso alquanto lento. Nessun personaggio e nessuna circostanza appaiono essenziali ai fini della trama. Lo stesso Predator a tratti risulta una figura marginale rispetto alle lotte tra bande criminali e al governo a caccia di alieni, dimenticando che, senza tale protagonista, l’intera saga risulterebbe probabilmente un film d’azione, peraltro poco originale nel suo genere.
Da apprezzare tuttavia, il rischio corso dagli autori nel tentativo di conferire un alone di imprevedibilità alla storia, non potendo più contare sull’effetto sorpresa del prequel.
La pellicola di Hopkins è un blockbuster di inizio anni ’90 non ben accolto dalla critica e dal pubblico statunitense (con un incasso di soli 28 milioni di dollari): per chi ha amato il precedente episodio cinematografico, il sequel potrebbe risultare “fastidioso”.
Patrizia De Rose
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