L’opera di Wes Craven ha segnato una generazione, inventando, come spesso nella carriera del regista, un modo di fare che tornerà molto utile al cinema horror internazionale. Il sogno non è stato mai archetipo così funzionale delle visioni di studiosi e filosofi, la lama può colpire anche quando teniamo gli occhi completamente socchiusi in preda alle braccia di Morfeo.
Samuel Bayer realizza un remake coraggioso e di tutto rispetto, soprattutto in relazione ai tanti buchi nell’acqua fatti di continuo dalla produzione americana. L’errore, unico e indelebile, è quello di non essere riusciti a confermare Englund nei panni del cattivo.
Il punto di forza e di innovazione invece sta nello studio dei mondi alternativi suscitati dai sogni dei ragazzi. La tecnologica attuale è sfruttata appieno regalando attimi inquietanti e dosati brividi lungo la schiena. Ma senza nulla togliere a questo, seppur buono, film probabilmente dopo qualche giorno la sua immagine scivolerà dalle nostre menti incapace di sostituire quella “incacchiata” dell’attore nativo di Glendale
Matteo Fantozzi
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