di Antonio Somaini
Ripercorrendo tutta l’opera di Ejzenstejn, dagli spettacoli teatrali dei primi anni ’20 fino agli ultimi progetti a cui lavora poco prima della morte nel 1948, questo libro si propone di riconsiderare la produzione del regista sovietico portando in primo piano scritti, progetti di film e disegni che solo negli ultimi anni sono venuti alla luce. Lungo questo percorso, emerge in tutta la sua ricchezza e complessità una ricerca che ha visto nel montaggio un metodo compositivo con cui realizzare delle opere efficaci, capaci di agire sul presente, e al tempo stesso uno strumento con cui confrontarsi con il passato, smontando e rimontando quella storia delle arti di cui il cinema è pensato come l’«erede» e la «sintesi». Considerata in quest’ottica, l’opera di Ejzenstejn può essere discussa in relazione a tutta quella riflessione sul montaggio che negli anni ’20 e ’30 coinvolge registi, artisti, storici, critici e filosofi come Vertov ed Epstein, Moholy-Nagy ed El Lisickij, Warburg e Bataille, Kracauer, Benjamin e Bloch.
[Einaudi – pp. 442 € 28,00]
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