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Cinema

Un maledetto imbroglio, intervista a Roberto Lasagna: “Chi era Pietro Germi?

Pietro Germi, Un maledetto imbroglio è l’ultima opera collettiva a opera di Roberto Lasagna che ci parla del noto regista attraverso la sua carriera.

Edito da Profondo Rosso il libro è appena uscito in libreria ed è un approfondimento serio e riflessivo su un grande maestro della storia del cinema.

Un maledetto imbroglio, intervista a Roberto Lasagna: “Chi era Pietro Germi? (YouMovies.it)

Pietro Germi, la prima cosa che viene da chiedere è come mai edito da Profondo Rosso, il suo non è proprio un cinema horror. Ci spieghi questa scelta?

Profondo rosso è conosciuto come editore di libri dedicati ai generi con una predilezione per l’horror e la fantascienza ma in questa collana sono ospitati titoli controcorrente, e Pietro Germi è notoriamente un regista non allineato nonché un autore di cinema che piace moltissimo a Dario Argento il quale ritiene il film di Pietro Germi “Un maledetto imbroglio” uno dei suoi titoli prediletti. Il libro, che si dedica a tutta l’opera del regista nato a Genova nel 1914, mi è stato proposto dall’editore, dopo che avevo curato altre due monografie per lui. Luigi Cozzi, curatore della collana oltre che editore di Profondo rosso, mi ha parlato della sua grande passione per Germi così come di quella di Dario Argento per il regista italiano. Ho accettato con molto piacere di potermi dedicare alla riscoperta di un regista così bravo e importante, considerando poi che Germi porta in scena tematiche e personaggi a loro modo “mostruose”, espressione di contraddizioni sociali e retroterra culturali che il suo cinema ha aiutato a smascherare.

Che regista era Pietro Germi?

Germi è stato un cineasta moderno a anticipatore, perché con il suo gusto personale e la sua capacità di racconto ha contribuito a sprovincializzare il cinema italiano e nello stesso tempo a renderlo parte di un discorso metaforico suscettibile di accogliere temi e prospettive complesse, sollevando interrogativi e proposte con una visione calata nel vissuto sociale. I suoi film non rispettano l’ortodossia e per questo ancora oggi paiono liberi e salutari. Germi fu popolare e svicolante dai canoni neorealisti pur svettando come uno dei nomi più significativi della corrente, quindi raffinato e incisivo nelle commedie. Egli è stato in grado di portare il racconto cinematografico al servizio di discorsi non tranquillizzanti, non accomodanti, fornendo ritratti che sono ancora oggi moderni e non facilmente assimilabili dalle mode o dalle rivalutazioni.

Che film avete trattato principalmente nel racconto?

Nel libro ci occupiamo di tutte le regie e dei film interpretati da Pietro Germi. I saggisti coinvolti si sono dedicati ciascuno a un film o a un gruppo di film, analizzandone tematiche ed elementi formali. Ne emerge una visione compatta ma sfaccettata dove l’importanza del regista, dal neorealismo alle commedie, porta alla luce un modo di fare cinema moderno e stilisticamente incisivo, che lascerà il segno non solo in Italia. Un cinema popolare e profondo, acuto e investigante, mai tranquillizzante. Con Germi, interpreti come Sandrelli, Mastroianni, Moschin, Tognazzi, hanno dato indubbiamente il meglio. E non sarà un caso.

Pietro Germi, Un Maledetto Imbroglio: tutto su di lui

Pietro Germi, Un Maledetto Imbroglio: tutto su di lui (Amazon) YouMovies.it

A chi consigli il libro?

A chi volesse riscoprire un regista importante, con uno stile personale e graffiante, un indagatore di contesti e psicologie che ha contribuito a liberarci dai bavagli del perbenismo e dell’ortodossia. Per riconoscere come sin dagli anni quaranta del secolo scorso Pietro Germi portava il suo talento e la sua passione di narratore nei racconti cinematografici affiancandoli ad un’attenzione spiccata per le tematiche sociali, per le condizioni dei lavoratori, arrivando e toccare le grande descrizioni del malessere mascherato dalle convenzioni nelle commedie che lo hanno reso uno dei cineasti italiani più amati nel mondo.

Ci sono dei film che ti hanno colpito più di altri di questo regista?

Quando ci troviamo dinanzi a un autore importante, ciascun film può essere un buon punto d’avvio per cogliere dell’intero percorso costanti e motivi ricorrenti, ciò valendo in particolar modo per Germi il cui stile evolve e perviene, con titoli quali “Un maledetto imbroglio”, “Divorzio all’italiana” o “Signore & signori”, a sintesi cinematografiche in grado di fornire un eccellente equilibrio tra forma e contenuti. I film che mi hanno colpito di più sono questi, assieme ad alcuni titoli del primo periodo, tra cui “Gioventù perduta”, e, per l’ultimo periodo, il bellissimo “L’immorale”, un schiaffo al perbenismo ma soprattutto la storia di un uomo in trappola, che Ugo Tognazzi rende alla perfezione.

C’è un regista di oggi che ti ricorda Pietro Germi e perché?

Nessuno. Tuttavia alcuni sprazzi ritornano ogni tanto. Persino Martin Scorsese riconosce in Germi uno dei suoi cineasti prediletti. E forse proprio Scorsese è tra i sopravvissuti di un cinema sentito, autentico, popolare e radicalmente non appagato.

Cosa deve sapere chi si approccia a questo libro?

Che Pietro Germi esordì nell’immediato dopoguerra con titoli di ispirazione neorealista che introdussero un gusto cinematografico ispirato alle suggestioni del regista-spettatore che guardava a John Ford ed altri cineasti popolari e radicalmente capaci di intonarsi con il senso del cinema come apertura di sguardo e di immaginario. Che pagò l’ostracismo di una certa critica non gentile con Germi il quale, a sua volta, non era un uomo facile ma aspirava a raccontare autenticamente la realtà delle contraddizioni sociali e dell’arretratezza delle leggi. Che Germi seppe reagire e far crescere il suo cinema portando, grazie anche ai suoi collaboratori stretti e ai suoi formidabili sceneggiatori, i migliori esempi di commedia italiana in grado di raccontare gli istinti atavici che tengono la popolazione schiava di abitudini e schemi mentali intolleranti. Che Germi fu coraggioso e umano, in grado di raccontare tematiche come il delitto d’onore e il matrimonio riparatore quando l’Italia non si era ancora liberata da questi gravi retaggi ma invece lasciava intonare facilmente i cannoni del moralismo contro i cineasti e gli artisti liberi.

Pubblicato da
Matteo Fantozzi

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