Mogol e Lucio Battisti sono stati legati da un sodalizio artistico incredibile che ha permesso ad entrambi di ottenere grandi successi e grandissime emozioni.
Erano tanto amici e lo dimostra che nel funerale di Lucio Battisti tra i 20 invitati c’era anche lui, il paroliere classe 1936 di Milano. L’incontro tra i due avvenne nel 1965 con quello che all’epoca era il chitarrista de I Campioni. Iniziò dunque ad aiutarlo con i testi tra i quali si ricordano di quel periodo canzoni come Luisa Rossi, Dolce di giorno e Balla Linda. Verso la fine degli anni sessanta però il loro sodalizio si affina e diventa consolidato.
Nel 1966 Mogol convinse Lucio Battisti a cantare le sue canzoni da solo. Fu una vera intuizione che però fu portata a termine dopo un lungo percorso al fianco del cantante. Mogol dovette superare anche le difficoltà della Ricordi, ma ebbe ragione. Nel 1969 Lucio esordì al Festival di Sanremo con la canzone Un’avventura che fu un enorme successo soprattutto di pubblico. Da lì arrivarono tantissimi successi che tutti ricordiamo e che hanno segnato in maniera indelebile la storia della musica italiana e non solo.
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La crasi tra Battisti e Mogol terminò nel 1980. Da quel giorno il cantante affidò i testi a sua moglie, Grazia Letizia Veronese. Mogol iniziò invece a lavorare con Riccardo Cocciante. Come riportato da ViaggiNews leggiamo: “All’epoca c’era una formula per cui il musicista prendeva l’8% e il paroliere il 4%, la Siae voleva questo. Lucio Battisti quando ha iniziato era un dilettante, eppure io non ho mai voluto fargli firmare nessun documento sotterraneo con me. Sempre il 4% a me l’8% a lui. Quando abbiamo venduto i diritti dei brani alla Numero Uno ho detto che avrei scritto alla pari con lui: 6% a lui e 6% a me, altrimenti non avrei più scritto. Da allora Lucio ha cominciato lavorare con altri”.
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Tutto poi però si chiarì con la famosa lettera che lo stesso Mogol scrisse a Lucio quando era sul letto di morte. Una lettera di cui si è sentito molto parlare e che mostra la grandezza del paroliere e la voglia di stare vicino, in un momento così delicato, a un grande amico e un grandissimo collega.
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