Marracash, nel suo passato povertà, emarginazione e droga

Marracash, il famoso rapper, ha alle sue spalle un passato difficile. Eppure questo non gli ha impedito di dedicarsi con successo alla sua passione

Marracash 37 anni, è un rapper che non ha avuto vita semplice. Cresciuto nei quartieri popolari la sua è stata una vita di stenti e sacrifici.

Una vita di stenti a Chinatown

Marracash, nome d’arte per Fabio Rizzo, è stato un rapper che si è fatto da solo. I suoi genitori, un esempio che lui non avrebbe voluto imitare data la loro vita di sacrifici, avrebbero voluto per lui una vita normale, con un lavoro, una moglie eccetera.

Eppure ha ritrovato se stesso con la musica.

Quando ha cominciato a interessarsi di questo mondo la sua famiglia credeva che il suo fosse stato solo un passatempo. Poi è arrivato il successo e quella fama che lo ha contraddistinto. La sua faccia da “non bravo ragazzo” e quei tratti quasi arabi lo hanno in un certo senso aiutato.

L’artista infatti è vissuto in un ambiente dove essere al top significava avere genitori malavitosi e molti dei suoi amici, come lui stesso ha detto, o sono drogati o si sono sposati.

Nonostante appartenesse a quell’ambiente, lui è sempre stato un appassionato di letteratura, soprattutto autori antichi. Oggi però non rinnega affatto le sue origini e anzi ne va fiero.

Marracash e l’amore?

Al proposito lui ha dichiarato: “Non ho una fidanzata, gli amici sono in galera o si sono sposati… Se non riuscissi più a buttare fuori le mie tensioni con la musica impazzirei.”- e ancora-“Sono molto radicale. Ho idee condivise solo da me, mi fa strano non adattarmi a quello che vale per tutti gli altri. Credo nell’ amore, non nella coppia. Sono egoista all’ estremo. Posso amare una ragazza anche una sera sola, dando tutto me stesso”.

Anche se al momento sappiamo essere fidanzato con la cantante Elodie

In merito alla politica poi, Marracash appare molto riluttante. E’ stato lui ad affermare di non votare e di nona vere nemmeno la tessera elettorale. Per l’artista ormai siamo “al capolinea della democrazia”

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