Chi sono i compagni di merende? Nel processo per il Mostro di Firenze che ha regalato veramente molti risvolti difficili da analizzare.
Canale Nove ha raccontato in uno speciale diversi risvolti importanti, facendo delle riflessioni molti anni dopo quanto accaduto. L’espressione si deve a Mario Vanni, imputato al processo per gli omicidi attribuiti a questo criminale. la pronunciò nelle testimonianze durante il processo di primo grado e quello di appello.
Quando il pubblico ministero gli chiese quale era la sua prima occupazione questo ha risposto: “Io sono stato a fa’ delle merende co’ ì Pacciani no?”. I toni passarono alla storia e diedero un nuovo connotato a quanto accaduto durante un passato non facilissimo da gestire e da ricordare per i presenti.
L’uomo fu molto ricercato per interviste anche se non parlò oltre che durante il processo. Nato a San Casciano il 23 dicembre del 1927 era un portalettere in pensione. Era stato soprannominato Torsolo per il fatto che era davvero molto magro. La sua frase originò i “compagni di merende” in maniera del tutto involontaria.
L’inganno della frase arrivò con delle difficoltà di gestione dal dialetto toscano che a “che lavoro fai?” si riferisce in realtà in “Ma cosa hai combinato”.
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