Valerio Mastandrea: “Non mi piace la tv, ma reciterò in una fiction”

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“Guardo poca tv, ma non per spocchia. Non è un elettrodomestico che mi piace: preferisco andare al cinema o al teatro. Confido però nel cambiamento del mezzo, in un ‘anno zero’. Sono molto curioso di vedere se la tv generalista cambierà. Non ho mai detto ‘no’ alla fiction, ma mi sono state fatte proposte che non mi avrebbero fatto crescere o che non mi piacevano. E poi non sono neanche un fan accanito delle serie televisive, guardo soltanto le partite. Spero che la televisione prossimamente osi di più, per non accontentare soltanto chi la guarda. Ad ogni modo, a breve girerò una serie per la tv, ma non posso dire né cosa né per chi”.

Così Valerio Mastandrea, ospite di Gasometro 2016 in occasione della seconda proiezione della trilogia di Claudio Caligari, costituita da Amore tossico, L’odore della notte e Non essere cattivo, anticipa così il suo nuovo prossimo impegno professionale.

In merito alla recente tendenza di riproporre i grandi cult mondiali in sequel e reboot, l’attore ha proseguito: “Credo che i grandi film non vadano mai rifatti: se rispondessi che vorrei rifare C’eravamo tanto amati mi sputerei in faccia da solo. Però mi piacerebbe rivederli al cinema. Bisognerebbe riportare al cinema questo genere di film, quelli che la nostra generazione non conosce se non in seconda o terza serata in tv, così da rendersi conto della vera dimensione del Cinema, di cos’era e di che cosa è”.

Per quanto riguarda il suo primo incontro con Claudio Caligari, invece, ha raccontato: “Avevo già visto Amore tossico, recitavo da appena qualche anno. Quando Claudio mi propose L’odore della notte non avrei dovuto coprire il ruolo del protagonista. Poi, a quindici giorni dalle riprese, mi chiese questa sostituzione. Ci siamo conosciuti sul set, ma da lì ci siamo conosciuti e frequentati; abbiamo condiviso molte sue sconfitte e parecchi miei pareggi. E’ stata un’amicizia che non è stata solo tale: se mi chiedete cosa ha imparato ancora non lo so, lo capirò tra qualche anno. Claudio era il maestro di tutti quelli con cui aveva a che fare: aveva un rapporto con il cinema “fatale”, nel bene e nel male. Una grandissima lezione di vita”.

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