Dead Man Walking è un film molto interessante e con Sean Penn protagonista, ma cosa ci insegna? Il suo messaggio non è chiaro a tutti e allora cerchiamo di ripercorrerlo.
La pellicola del 1995 è diretta da Tim Robbins che è anche lo sceneggiatore, tratto dal romanzo di Helen Prejean è sicuramente un film interessante e che viene spesso utilizzato per raccontare il percorso dei carcerati che si avviano verso la pena di morte.

Protagonista del film è un ragazzo che inizia a essere seguito da una suora, interpretata da una straordinaria Susan Sarandon. Matthew Poncelet è un teppista di periferia che ha frasi razziste sempre pronte e che cova odio ma che sembra nel fondo nascondere qualcosa di buono.
Con lui la suora compie un percorso di redenzione di fronte a un doppio delitto che non si capisce bene per tutto il film se abbia compiuto lui. Quello che emerge è una solidarietà naturale e spontanea nei confronti di un colpevole o presunto tale, una cosa che si prova anche in film come Il Sospetto di Thomas Vinterberg ma quella è tutta un’altra storia.
Dead Man Walking, cosa ci insegna?
Dead Man Walking ci insegna che è difficilissimo perdonare, ma che comunque la pena di morte è punire con la classica legge del taglione e che se uccidere è sbagliato lo è sempre.
Non si tratta di perbenismo, ma semplicemente del taglio che dà il regista nei confronti di questo film e come ce lo vuole far arrivare. Questo perché si tratta di una chiara critica nei confronti del sistema carcerario e pensare che passati trent’anni è cambiato poco o niente se non in alcuni Stati.
Le interpretazioni sono commoventi e sicuramente Sean Penn qui è in grado di dare un tocco in più alla storia con la sua personalità e il suo modo di fare. Un film davvero diretto in maniera intelligente e che riesce ad arrivare a segno, emozionando e stupendo il pubblico. Peccato però che di questo straordinario film se ne parli sempre troppo poco.