Matrix ci ha fatto credere che gli umani potessero alimentare le macchine. Ma la scienza non è esattamente d’accordo.
Quando Matrix uscì nei cinema nel 1999, portò con sé una visione inquietante e profondamente affascinante del futuro (o, forse, di un presente parallelo): un mondo che non è altro che una simulazione, con gli esseri umani coltivati e sfruttati come batterie viventi. Nella realtà simulata, creata dalle macchine, vivono la realtà di tutti i giorni come noi la conosciamo, mentre i loro corpi – al di fuori della realtà simulata – vengono utilizzati per produrre energia elettrica. Una trovata narrativa di grande impatto visivo e simbolico ma che, ad essere pignoli, rappresenta un problema: dal punto di vista scientifico, infatti, è una pura assurdità.

Nel film, la spiegazione fornita è semplice: i corpi umani, in una sorta di stato embrionale ma connessi alla realtà virtuale di Matrix dove vivono la loro vita, generano energia elettrica che alimenta il sistema delle macchine e Matrix stesso. Ma anche se il concetto può sembrare plausibile a primo impatto, andremo a vedere perché non ha senso dal punto di vista scientifico.
Il corpo umano non può alimentare un bel niente (ma è una trovata simbolicamente fortissima)
Facciamo i guastafeste e spieghiamo perché la succitata trovata alla base di Matrix non ha un senso scientifico. Biologicamente parlando, il corpo umano non è una fonte efficiente di energia. Per vivere, un individuo ha bisogno di assumere costantemente nutrienti attraverso il cibo, che viene poi metabolizzato per sostenere le funzioni vitali: la respirazione, il battito cardiaco, l’attività cerebrale e la regolazione della temperatura corporea. Tutti questi processi richiedono una quantità di energia che supera di gran lunga quella che si potrebbe mai recuperare in forma elettrica. La conversione dell’energia chimica (cioè il cibo) in energia elettrica, anche con le tecnologie più avanzate, è altamente inefficiente. In pratica, mantenere in vita milioni di esseri umani per estrarne energia è un’impresa che comporterebbe più perdite che benefici.

In realtà, la sceneggiatura originale di Matrix prevedeva una dinamica ben diversa: le macchine non sfruttavano i corpi, ma i cervelli umani, che avrebbero dovuto essere usati come processori biologici per espandere le capacità computazionali delle macchine.
Se quest’idea era decisamente più coerente dal punto di vista scientifico, era più difficile da trasmettere al pubblico e sicuramente la resa sarebbe stata meno spettacolare di quella proposta. Inoltre, l’uso di esseri umani come batterie ha un funzione simbolica fortissima, rappresentando la completa spersonalizzazione dell’essere umano, ridotto a mero strumento. Anche per questa ragione si tratta di una delle trovate che più è rimasta impressa nella mente di chi ha visto il capolavoro del 1999 delle sorelle Wachowski (allora ancora fratelli).