Elio e le Storie Tese, un’esibizione nella storia dell’Ariston

Le esibizioni di Elio e le Storie Tese sono sempre state molto eccentriche e particolari. Ma quella di Sanremo 1996 con La terra dei cachi ha fatto la storia.

Elio e le Storie Tese. Basterebbe anche solo e soltanto questo nome per far scatenare ricordi,aneddoti e momenti in gran parte legati al Festival di Sanremo. D’altronde è sul palco del teatro Ariston che questa band così eccentrica, originale e particolare ha ottenuto la sua consacrazione definitiva, facendosi apprezzare dal grande pubblico e dai telespettatori. E pensare che in molti, alla loro prima apparizione, nemmeno li  conoscevano poi così tanto bene.

Per parlare però di quella che è stata una delle loro migliori esibizioni, che è rimasta scolpita in maniera indelebile, occorre fare un vero e proprio tuffo nel passato. Infatti non si può dimenticare il Festival del 1996 e la loro La Terra dei cachi. Un brano a dir poco ironico e dai molteplici significativi, con cui è arrivato uno storico e inatteso secondo posto. Ma è il modo in cui  quel podio è stato costruito che merita di essere raccontato. Una ricostruzione dettagliata e curiosa, che non può certo non attirare l’attenzione dei  più.

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Elio e le Storie Tese, lo zampino di Pippo Baudo

Pare che a volere Elio e le Storie Tese sia stato il padrone di casa, ossia Pippo Baudo in persona. L’idea sarebbe stata quella di attirare il pubblico giovanile e di portare un po’ di energia, di vitalità e di novità sul palco. In quel momento, come detto, il gruppo non è particolarmente conosciuto dal grande pubblico, ma ha comunque già un certo appeal e una certa notorietà, viste le loro partecipazioni a Mai dire Gol. Inoltre per loro c’è anche stata una censura al concerto del Primo Maggio. Insomma, non salgono sul palco dell’Ariston da veri e proprio sconosciuti.

Nicola Fasani detto Faso, bassista; Davide Civaschi detto Cesareo, chitarrista; Paolo Panigada detto Feiez, polistrumentista; Sergio Conforti alias Rocco Tanica, pianista e tastierista; l’italo-svizzero Christian Meyer, batterista; Stefano Belisari in arte Elio, cantante e frontman: questa la composizione della band. Nella loro autobiografia, uscita nel 2012, sono loto stessi a raccontare come il loro obiettivo è sempre stato quello di rendere la partecipazione indimenticabile, indipendentemente dalla canzone. Ed è per questo che, dopo qualche dubbio, decidono di accettare.

La Terra dei Cachi fa la storia

È il 20 febbraio 1996 quando Elio sale sul palco, munito di parrucchino, e con i suoi amici esegue per la prima volta La terra dei cachi. Il pezzo, fin da subito, si rivela un qualcosa di unico e  di inimitabile. A colpire è anche la  bizzarra introduzione, affidata al direttore d’orchestra Peppe Vessicchio. Una canzone piena di citazioni, musicali e non solo, e di riferimenti storici, che rende il tutto geniale e profondamente attuale per l’epoca. Per di più Elio e le Storie Tese si rivelano degli incredibili performer, rendendo ogni esibizione indimenticabile. Basti pensare al braccio finto di Elio della seconda serata e alla velocità triplicata della quarta serata. Un qualcosa di geniale che li porta a esser addirittura in testa nella classifica provvisoria.

Alla fine la band chiude al secondo posto, venendo battuta al fotofinish da Ron e Tosca e dalla loro Vorrei incontrarti tra cent’anni. A loro comunque spetta il Premio della Critica, non certo una roba da poco. Ma soprattutto è l’inizio di una carriera piena di successi e di soddisfazioni, tra cui quella di aver rotto il conformismo puramente sanremese. Non a caso al Festival nel 2013, dove conquistano un altro secondo posto con la Canzone mononota, nel 2016 con Vincere l’odio, e nel 2018 con Arrivedorci, una sorta di vero e proprio commiato al pubblico dopo quarant’anni di carriera.

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