Nova, ESCLUSIVA Franco Catanzaro: “Un nuovo terreno di prova per gli studenti”

In esclusiva ai nostri microfoni Franco Catanzaro ha parlato di Nova, il suo nuovo versionario latino moderno. Le sue parole.

In ambito cinematografico, il film “Il primo re” di Matteo Rovere ha recentemente proposto una versione della storia di Romolo e Remo in cui i personaggi recitano utilizzando un idioma ricostruito dai linguisti e dai glottologi, denominato dagli studiosi “protolatino.” Questa operazione nel film ha l’obiettivo di donare realismo alle scene, in una sorta di polemica nei confronti del latino che si studia nelle scuole, una lingua cristallizzata e slegata dall’uso quotidiano. Si può dire che anche il suo libro
tenta di “svecchiare” una lingua ormai quasi esclusivamente letteraria?

In nome della miglior resa stilistica, il latino è sempre stato visto come la lingua che accomunava l’età aurea degli scrittori, relegando in una posizione minoritaria gli autori del secondo o terzo secolo dopo Cristo. Purtroppo, sono costretto ad ammettere che, ad oggi, il latino suoni come slegato dall’uso quotidiano, perché l’impostazione di questa materia non ne permette un uso fuori dalle mura scolastiche. Nessuno studente sarebbe contento di imparare i rudimenti della lingua inglese, al fine di
leggere esclusivamente i libri di Dickens, senza aver modo di usare le proprie conoscenze nella vita di tutti i giorni. Quindi, il mio scopo è mostrare che il latino può assumere, al giorno d’oggi, la stessa dignità di qualsiasi altra lingua studiata nelle scuole, per dare un’ulteriore conoscenza agli studenti.

Più volte si è ipotizzato di eliminare dai programmi di studio delle scuole superiori le materie delle lingue classiche. Lei cosa ne pensa, è d’accordo o contrario a questa eventualità?

Sono fermamente contrario all’idea dell’eliminazione delle lingue classiche, ma posso effettivamente comprendere i motivi sottesi a questa iniziativa: in questo momento, l’apprendimento del latino e del greco, sia per una mancanza di tempo sia per una particolare idiosincrasia, è visto come un algoritmo
che restituisce una traduzione, più o meno fedele, di un passo da un autore classico. Non viene incentivata una produzione personale nella lingua, i testi latini sono considerati al più come una raccolta estesa di versioni da assegnare durante i compiti in classe, gli autori sono statici e non esprimono niente
di più che parole scritte in un linguaggio di più di duemila anni fa, rimasto per qualche motivo ad aleggiare come uno spettro sulle classi liceali d’Italia. Senza un radicale cambio di rotta, questa
situazione rischia soltanto di esacerbare il malcontento degli studenti verso lingue che hanno molto da offrire.

Secondo lei, le produzioni audiovisive possono davvero incentivare e offrire ai ragazzi giovani un racconto visivo capace di rendere più accattivante la storia antica?

Ritengo di vitale importanza abbattere il muro che si è venuto a creare, nella coscienza collettiva, tra l’epoca moderna e la storia antica: il Gladiatore o Troy possono da soli bastare come esempi di ciò che le produzioni cinematografiche possono creare, a partire dagli eventi o dalla letteratura del passato. Annidate tra le pagine degli autori classici, a torto considerate poco meno che carte ammuffite e noiose, si celano intrighi di corte, storie d’amore e di tradimenti, avventure spericolate e ogni possibile
combinazione di sentimenti: un mio sogno nel cassetto, infatti, è quello di poter vedere un kolossal estremamente fedele all’Odissea. Quando Ulisse si trova con la sua nave in mezzo alle Simplegadi, ho sempre sognato una resa cinematografica dell’evento, mentre queste isole si richiudono, con un lento
fragore, pronte a distruggere i sogni di ritorno del nostro protagonista. Personalmente, ritengo che anche il settore videoludico possa incentivare una parte dei giovani verso una conoscenza più attiva della storia antica, trasmettendo con tutte le proprie forze il dinamismo che, a torto, riteniamo essere
mancato al passato.

Le versioni contenute nel suo libro potrebbero essere utilizzate alle scuole superiori per esercitarsi nella traduzione?

Le versioni hanno un duplice scopo: il primo, quello prettamente scolastico, di garantire un nuovo terreno di prova per le abilità degli studenti, che si trovano a studiare le lingue classiche durante il proprio periodo di formazione liceale; il secondo, che è quello che sento più caro, è dimostrare che il latino è una creatura viva, terreno fertile ancor oggi per chi volesse cimentarsi nell’applicazione di
questa lingua per scopi diametralmente opposti a quel che si crede nell’immaginario collettivo. Se anche solo uno studente proverà a scrivere qualcosa di nuovo in latino, o se anche volesse correggere una delle versioni contenute nel libro, potrò ritenermi soddisfatto.

Impostazioni privacy