La finestra sul té, ESCLUSIVA Nicoletta Tul: “Tra storia, arte e cucina”

Intervenuta ai nostri microfoni, Nicoletta Tuul ci ha parlato del suo libro “La finestra sul té”, edito da Santelli.

Nel libro sfata il mito secondo cui sarebbero gli inglesi i principali consumatori di tè, nonostante l’afternoon thea sia un’usanza comunemente attribuita ai britannici. Se potesse preparare un tè alla regina Elisabetta in questo momento di profondo dolore (scomparsa del marito n.d.r.), quale sceglierebbe e perché?

Credo che la regina potrebbe apprezzare un buon Darjeeling seconda flush, si tratta di un tè nero della zona del Darjeeling in India, storicamente molto amato dagli inglesi e le cui piantagioni
nascono per volere della corona, come spiego anche nel capitolo del libro dedicato alla storia del tè in Occidente. Fino a qualche decennio fa, questo tè possedeva delle note molto riconoscibili di
frutta dolce, agrumi, note floreali e note “moscatelle” legate alla dolcezza di alcuni vini. Con il passare del tempo e delle mode queste note stanno scomparendo a favore di altre caratteristiche
olfattive. Immagino quindi che Elisabetta debba aver bevuto nella sua gioventù tanto buon Darjeeling “alla vecchia maniera” assieme a Filippo.

Fotografie di immensi giardini di tè scandiscono le pagine del suo libro: se potesse trasferirsi in uno dei luoghi menzionati, quale sceglierebbe?

Non facile questa domanda perché ogni luogo è magico a modo suo, ma dovendo scegliere delle piantagioni che oltre alla bellezza del luogo abbiano anche cultura, storia, tradizione e cucina, forse sceglierei Taiwan.

Se il suo libro fosse di ispirazione ad un regista per la realizzazione di un film quale, tra gli scenari mozzafiato che propone, sarebbe il background perfetto?

Le montagne di Taiwan sarebbero perfette per una fotografia strepitosa di un film! Sono alte e coperte da una fitta nebbiolina soffice, i colori meravigliosi, ed essendo l’isola non molto grande
dai picchi si vede il mare e le città illuminate delle coste. Quegli scenari, assieme ai luoghi desueti come uffici postali sperduti nel nulla sarebbero il set perfetto per un film di Wes Anderson.

Le ultime pagine del libro lasciano spazio agli aneddoti dei maestri del tè: se dovesse metterne in scena uno, quale sarebbe e perché?

Nel 1989 usciva “Morte di un maestro del Tè” di Kei Kumai, premiato Leone d’argento al festival di Venezia e dedicato agli ultimi giorni di vita del grandissimo maestro Sen no Rikyu, il maestro che chiude il mio libro. Di Rikyu si potrebbero riempire libri di aneddoti e di conseguenza anche film, mi piacerebbe vedere un film giapponese contemporaneo trattare l’argomento con la stessa profondità e eleganza del film di Kumai.

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