Cherif Karamoko, il dramma del calciatore: “Erano armati”

Cherif Karamoko è un noto calciatore arrivato in Italia con uno dei tanti viaggi speranza dalla Libia. Scopriamo la drammatica storia della sua vita. 

Cherif Karamoko

Oggi 27 febbraio ci saranno importantissimi ospiti nel salotto di Silvia Toffanin a Verissimo. Ma la storia che più di tutte toccherà il cuore degli italiani è proprio quella di Cherif Karamoko, calciatore arrivato in Italia con un viaggio di speranza dalla Libia. Durante la sua intervista a Verissimo racconterà l’avventura dolorosa della sua vita.

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Cherif Karamoko, la sua storia ha colpito tutti

Cherif Karamoko

Il noto calciatore ha raccontato quella tratta della speranza. Salito su una barca fatta per 60 persone i migranti si sono ritrovati in 143. A Verissimo confesserà che chi aveva organizzato il viaggio era anche armato e con la forza sono stati fatti salire tutti sul barcone. La storia di Cherif è scritta nel libro che il calciatore presenterà, dal titolo “Salvati tu che hai un sogno”. Ad oggi il calciatore sembra essere contento dei risultati ottenuti, ma spera di crescere sempre di più.

In sei anni Karamoko è passato dall’inferno della Guinea, al debutto in serie B con la maglia del Padova. In questo lasso di tempo la sua vita ha subito dei tragici sconvolgimenti. Il calciatore si è visto la sua famiglia piano piano venire a mancare: da prima il padre, poi la madre ed infine il fratello. Il dolore sembra non voler lasciare libero il giovane ragazzo, il quale nonostante tutti questi ostacoli non ha mai smesso di sognare e di perseguire la sua più grande passione. Il calvario della sua vita è stato raccontato dall’abile mano di Giulio di Feo per Mondadori. Ma sapete quale fu la sua salvezza?

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Ebbene, proprio il calcio. Ripresosi da uno shock simile, Cherif rimase in Calabria 4 mesi prima di essere trasferito al centro profughi di Battaglia Terme. Durante un torneo amatoriale organizzato tra i profughi, una collaboratrice si accorse del suo talento naturale e si mise in contatto con varie squadre per fargli ottenere un provino. L’entrata in quella squadra è stata l’unica ancora di salvezza della sua vita. I primi giorni nel Padova, per la troppa emozione ha confessato di non riuscire a dormire. Infine conclude dicendo di sentirsi padovano.

 

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